Una telefonata, un mandato che si chiude e una traiettoria professionale che non si arresta. Massimo Lovati lascia la difesa di Andrea Sempio nel caso Garlasco, ma guarda oltre e annuncia aperture verso nuovi progetti con Fabrizio Corona. In mezzo, la tempesta mediatica e l’urgenza di tenere i toni sotto controllo.

Un addio che pesa sulla strategia
L’esonero è arrivato senza giri di parole: Sempio ha scelto di revocare l’incarico al suo legale, indicando «divergenze sulla linea difensiva». Lovati, pur dispiaciuto, ha preso atto della decisione e ha chiarito che avrebbe preferito proseguire. A suo giudizio, l’addio potrebbe essere legato alla sua visibilità televisiva, un elemento che negli ultimi mesi ha accompagnato il suo nome nel dibattito pubblico. L’avvocato, in ogni caso, ribadisce di voler restare in campo e non farsi travolgere dal clamore. La conferma arriva dalle sue parole, raccolte in un colloquio con il Corriere della Sera del 16 ottobre 2025.
Dietro l’uscita di scena, Lovati rivendica di non aver commesso errori tecnici e ammette semmai una cifra caratteriale talvolta interpretata come disinvoltura. Parla di una «macchiolina» professionale, certo non tale da fermare una carriera che considera ancora nel pieno. E mentre la rottura con Sempio si consuma, lui non esclude un ritorno davanti alle telecamere e, soprattutto, lascia intendere che il dialogo con Fabrizio Corona non sia interrotto: curiosità professionale e disponibilità a nuove esperienze restano il suo tratto distintivo, come ripreso da ricostruzioni di testate online che citano l’intervista.
Il contesto investigativo: cosa c’è sul tavolo
Per comprendere il peso della revoca bisogna guardare al quadro giudiziario. Andrea Sempio è tornato indagato nel 2025 nell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, e si è sottoposto ad accertamenti, compresi prelievi biologici disposti in via coattiva. In più occasioni ha rimarcato pubblicamente la propria estraneità ai fatti e il fastidio per il frastuono mediatico che lo circonda. Il suo ex difensore, proprio all’inizio della nuova indagine, aveva raccontato lo stato d’animo del cliente come «sconvolto». Questi passaggi sono stati riferiti da emittenti pubbliche e programmi di approfondimento televisivo.
Parallelamente, un capitolo delicato riguarda le verifiche su atti e decisioni del passato: l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti risulta indagato per corruzione in atti giudiziari, nell’alveo di approfondimenti che hanno riportato alla luce appunti sequestrati a casa dei genitori di Sempio con annotazioni oggetto di valutazioni investigative. Il quadro, illustrato da cronache giudiziarie, resta in evoluzione e non offre conclusioni definitive: è un fascicolo spinoso, che chiama in causa anche prassi d’indagine e rapporti istituzionali di allora. La stampa nazionale ha documentato questi sviluppi nelle scorse settimane.
A ciò si aggiunge la pista tecnica: l’attenzione torna sull’ormai nota impronta considerata rilevante negli accertamenti. Esperti di parte hanno prospettato valutazioni sulla sua natura e sul modo in cui fu trattata nei primissimi giorni, contribuendo a riaccendere un confronto peritale nell’opinione pubblica. Anche la difesa di Alberto Stasi, unico condannato in via definitiva per quel delitto, ha manifestato interesse ad approfondimenti sull’impronta, alimentando il dibattito scientifico-giudiziario intorno ai reperti. Queste ipotesi sono state anticipate da un telegiornale nazionale.
La ribalta televisiva e il confine del riserbo
L’ex legale di Sempio non ha mai nascosto di sentirsi a proprio agio nei talk, dove sostiene di trovare un confronto vivace e, talvolta, più stimolante di quello d’aula. Allo stesso tempo, ribadisce un punto: su Garlasco è vincolato dal segreto professionale e, anche non essendo più il difensore, resta cauto nel concedersi su quel terreno. L’equilibrio tra visibilità e riserbo è il nodo che lo ha accompagnato per tutta la vicenda, diventando tema di opinione e di giudizio pubblico nei giorni più tesi. Le sue parole sono state riportate e analizzate su diverse testate digitali.
Nel mezzo, l’ormai celebre “trappolone”: Lovati ha parlato di un episodio in cui si sarebbe sentito esposto e frainteso, ricondotto a un contesto di proposta creativa per una possibile fiction. Ha descritto la genesi di quel frangente e, nonostante gli strascichi, non ha chiuso la porta a nuove idee con Corona. Intanto, l’Ordine degli avvocati ha fatto sapere di voler valutare gli sviluppi del caso sotto il profilo deontologico, a conferma di quanto la dimensione mediatica stia incidendo anche sugli organismi di categoria.
Tra garanzie processuali e riflessi mediatici
Nei passaggi più recenti, Lovati ha rimarcato che eventuali audizioni sulla scorta delle sue esternazioni dovrebbero rispettare le barriere del segreto professionale. È il punto su cui concentra la sua linea: parlare dove si può, tacere dove si deve. In parallelo, le polemiche scatenate dall’eco televisiva hanno spinto soggetti istituzionali e rappresentanze forensi a un supplemento di attenzione, proprio per calibrare la responsabilità della parola quando i processi sono in corso e la sensibilità collettiva è alta.
Intanto resta il dolore che attraversa la comunità e, anzitutto, la famiglia di Chiara Poggi. A ogni nuova notizia, riemergono memoria e ferite: parole misurate, poche e dense, hanno dato la misura di un percorso mai davvero concluso. In questo clima, la presunzione d’innocenza e l’attenzione ai dati oggettivi diventano l’unico binario affidabile per non smarrire la direzione, mentre gli atti proseguono e gli esiti peritali devono ancora sedimentare. Testimonianze recenti lo hanno ricordato con forza.
Domande che riceviamo più spesso
Perché Andrea Sempio ha cambiato avvocato proprio adesso? La scelta è stata motivata con «divergenze sulla linea difensiva». Lovati ha detto di aver appreso la revoca al telefono e di aver voluto continuare, ipotizzando che la sua esposizione televisiva possa aver pesato. Non parla di errori tecnici: definisce l’episodio una macchia lieve, che non incrina la determinazione a lavorare ancora in tribunale e davanti alle telecamere.
Che cosa cambia per l’indagine sul delitto di Garlasco? Nulla, sul piano degli atti: Sempio resta indagato e gli accertamenti proseguono. Nei mesi scorsi sono stati disposti prelievi biologici in via coattiva per comparazioni genetiche; l’indagato ha ribadito pubblicamente di sentirsi estraneo ai fatti e di voler tornare alla normalità. Gli esiti peritali e le attività delegate dagli inquirenti restano la bussola, al riparo dai clamori dell’arena mediatica.
Qual è il ruolo di Fabrizio Corona in questa vicenda? Corona è entrato nel racconto mediatico per un episodio definito da Lovati un “trappolone”, legato a un’ipotesi di prodotto televisivo. Da quel momento il confronto si è acceso, anche con prese di posizione dell’Ordine forense. Nonostante tutto, l’avvocato non esclude nuove collaborazioni con lui, segnalando di essere curioso e aperto a progetti che considera interessanti se matureranno in contesti chiari e trasparenti.
In che punto si trova la posizione di Alberto Stasi? Stasi è l’unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi: la Cassazione ha confermato la pena a 16 anni nel dicembre 2015. Nel 2025 gli è stata concessa la semilibertà, poi confermata dalla Suprema Corte a luglio, mentre si susseguono analisi e discussioni su nuovi profili tecnici che riguardano l’inchiesta riaperta su altri soggetti.
Uno snodo che parla al Paese
In questa storia, più che altrove, il processo penale e il processo mediatico corrono su binari che si sfiorano di continuo. Ogni parola pubblica pesa. Ogni ricostruzione chiede fonti, documenti, verifiche. E ogni errore, anche solo di toni, può diventare macigno. Qui sta la nostra responsabilità: raccontare senza strafare, cercando la sostanza e dando il giusto tempo agli accertamenti, ai laboratori, ai codici che regolano diritti e doveri.
La nostra bussola resta il rigore: nessun passo più lungo delle carte, nessun giudizio che preceda i giudici. È in questo perimetro che seguiamo gli incroci tra difese, procure, organismi di categoria, e le voci di chi ha subito la perdita più grande. Tenere insieme cronaca e rispetto è un esercizio quotidiano: oggi più di ieri, perché la verità, per essere riconosciuta, ha bisogno di parole misurate e di prove che parlino da sole.