Andrea Sempio cambia rotta nella sua difesa e punta su Liborio Cataliotti, volto noto del foro emiliano, mentre intorno al caso Garlasco si gioca una delicata partita sulla competenza territoriale dell’inchiesta. Una scelta che arriva dopo giorni di tensione e che prepara mosse processuali potenzialmente decisive.

Un nuovo corso difensivo e una scelta che pesa
È arrivata la stretta: Andrea Sempio ha revocato il mandato a Massimo Lovati dopo settimane di polemiche per dichiarazioni considerate “sopra le righe” in talk show e interviste, e ha scelto come nuovo difensore Liborio Cataliotti, affiancando la legale Angela Taccia. L’avvicendamento giunge in un frangente cruciale dell’indagine che vede il 37enne indagato per omicidio in concorso nella morte di Chiara Poggi. La decisione è maturata tra l’11 e il 15 ottobre 2025, dopo che lo stesso Lovati aveva preannunciato pubblicamente possibili passi indietro; quindi la revoca formale è stata resa nota il 14 ottobre da diversi organi di stampa. In parallelo, gli sviluppi investigativi su Pavia e Brescia stanno ridisegnando il perimetro del procedimento.
Sul tavolo non c’è soltanto un cambio di strategia comunicativa: la nuova difesa deve misurarsi con un fascicolo complesso, riaperto nel marzo 2025 anche alla luce di accertamenti genetici e nuove analisi dattiloscopiche. Nel tempo, sono stati disposti ulteriori approfondimenti peritali con una proroga di 70 giorni dell’incidente probatorio e la calendarizzazione di attività tecniche su impronte e reperti. Questo contesto, ad alta intensità probatoria e mediatica, è lo scenario in cui Cataliotti subentra, con l’obiettivo di riportare la rotta sul merito processuale. Lo si evince dalle cronache di agenzie e testate nazionali che hanno seguito tutte le udienze tecniche.
Chi è il nuovo penalista: curriculum e casi mediatici
Liborio Cataliotti, 59 anni, arriva al dossier Garlasco con un bagaglio di processi di rilievo. La sua notorietà nazionale affonda nella difesa di Vanna Marchi e di Stefania Nobile, di cui ha seguito nel tempo anche vicende successive, fino all’attuale inchiesta milanese sulla cosiddetta Gintoneria, in cui assiste Nobile e l’ex compagno Davide Lacerenza. Sulla vicenda dei locali e delle ipotesi di sfruttamento della prostituzione e autoriciclaggio, il legale ha espresso pubblicamente una linea di “piena fiducia” negli accertamenti, ottenendo a giugno la revoca dei domiciliari per Nobile e, a fine settembre, la sostituzione dei domiciliari con obbligo di dimora per Lacerenza.
Nella sua carriera Cataliotti ha attraversato capitoli di cronaca giudiziaria molto discussi: dal procedimento Stamina, in cui fu difensore di Davide Vannoni confermandone anche il decesso nel 2019, alle inchieste su presunti appalti irregolari nel Comune di Reggio Emilia, fino a filoni del calcioscommesse, come ricordato da emittenti locali e quotidiani che ne hanno tracciato il profilo. Tra i capitoli più recenti, la sua difesa dello zio di Saman Abbas, Danish Hasnain, nel processo d’appello, dove il penalista ha rivendicato in aula la collaborazione dell’assistito agli accertamenti.
Il nodo della competenza: Pavia o Brescia?
Il passaggio più sensibile, oggi, è la possibile trasmissione dell’inchiesta da Pavia a Brescia. La scintilla è l’indagine aperta nel capoluogo bresciano sull’ex procuratore pavese Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari in relazione all’archiviazione del 2017 a favore di Sempio. Il legale di Venditti, Domenico Aiello, ha sostenuto pubblicamente che l’“effetto trascinamento” tra i procedimenti imponga lo spostamento del fascicolo su Sempio, richiamando la connessione tra i file. Al 12 ottobre 2025 questa è una istanza difensiva, non ancora un provvedimento esecutivo di trasferimento.
Il quadro normativo evocato ruota intorno all’articolo 11 del codice di procedura penale, che disciplina la competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati, e all’articolo 54-quater, che consente alla persona indagata o alla persona offesa di chiedere, entro termini stringenti, la trasmissione degli atti a un diverso pubblico ministero. La lettera della legge — resa accessibile da repertori giuridici e atti parlamentari — scandisce tempi e modalità: dieci giorni per la decisione del PM; in caso di diniego o inerzia, facoltà di adire il procuratore generale presso la Corte d’appello o, se muta il distretto, presso la Corte di cassazione.
Il “clima” negli uffici giudiziari e l’incidente probatorio in corso
Le cronache hanno dato conto anche del “clima ostile” percepito nel Palazzo di giustizia di Pavia, elemento messo nero su bianco dall’avvocato Aiello a corredo della richiesta di spostamento della competenza. In parallelo, sul fronte tecnico-probatorio, la gip Daniela Garlaschelli ha concesso una proroga di 70 giorni all’incidente probatorio, affidando ai periti nuovi accertamenti su impronte, reperti e materiale ausiliario. La scansione delle udienze e l’elenco degli incarichi ai consulenti sono stati ricostruiti con puntualità da agenzie e testate nazionali nelle settimane fra fine settembre e ottobre.
Su uno dei reperti più discussi, la cosiddetta “Traccia 33” — un’impronta sul muro della villetta dei Poggi che la procura attribuisce a Sempio — si è consumato un confronto serrato tra accusa e parti civili. Mentre la Procura ha respinto la richiesta di incidente probatorio specifico avanzata dal legale della famiglia Poggi, il giudice ha comunque esteso l’esame a impronte e strisce adesive raccolte dopo il delitto, segno di un cantiere probatorio ancora aperto in cui ogni dettaglio può spostare l’ago della bilancia.
Le nuove piste scientifiche e la memoria del caso
Il ritorno di Andrea Sempio nel registro degli indagati si lega anche a nuove tecnologie applicate a vecchi reperti, dalla genetica forense alla dattiloscopia avanzata. Nel racconto di più testate, la presunta compatibilità di DNA sotto le unghie di Chiara Poggi e la rilettura della “papillare 33” hanno riacceso un faro investigativo su cerchie relazionali storiche della vittima, inclusi amici e parenti ascoltati a più riprese. È in questa cornice che la difesa di Sempio parla di frequentazioni lecite dell’abitazione, ricordando la consuetudine con gli ambienti della casa.
La cronologia è nota e brucia ancora nella memoria collettiva: 13 agosto 2007, la giovane Chiara Poggi viene uccisa nella villetta di Garlasco. Dopo processi lunghi e dolorosi, il fidanzato Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni. Nel 2025, con il riemergere di tracce ritenute oggi rilevanti, Sempio viene iscritto di nuovo tra gli indagati per concorso nell’omicidio. Il peso delle sentenze passate convive così con l’urgenza di dare risposte ai nuovi interrogativi scientifici.
Dentro e fuori l’aula: perquisizioni, appunti e accertamenti bancari
Accanto agli accertamenti di Pavia, a Brescia si muove un fascicolo autonomo che riguarda l’ex procuratore Venditti. Secondo gli atti richiamati dalla stampa, nel settembre 2025 la Guardia di finanza ha eseguito perquisizioni e sequestri, acquisendo anche un appunto sequestrato mesi prima nell’abitazione dei genitori di Sempio e disponendo verifiche bancarie su conti riconducibili a magistrati coinvolti nelle valutazioni del 2017. Per la difesa di Venditti, l’accusa è “surreale”; per i bresciani, quella traccia documentale va letta insieme a movimenti di denaro più ampi, tutti da verificare.
Questo groviglio processuale spiega perché la discussione sulla competenza territoriale sia molto più di una disputa tecnica: è la condizione per stabilire dove si costruirà, pezzo dopo pezzo, l’accertamento. Da qui l’insistenza della difesa di Venditti nel sollecitare il “trascinamento” a Brescia dell’intero fascicolo Sempio, e la speculare facoltà della difesa dell’indagato di attivare gli strumenti di cui all’articolo 54-quater, scanditi in termini e passaggi chiari dalla normativa e dalle relative disposizioni di attuazione.
Il profilo umano della difesa e la posta in gioco
Dentro i faldoni restano persone. Nelle ultime settimane, tra dichiarazioni televisive andate oltre il perimetro dell’aula e scelte difensive rimodellate, si è percepito il bisogno di rifocalizzare il processo sulla prova, lontano da cortocircuiti mediatici. La sostituzione del difensore, confermata il 14 ottobre 2025, va letta anche così: la necessità di ritrovare una voce legale asciutta, capace di misurarsi con un’indagine che corre su tracce antiche e strumenti nuovi, nella consapevolezza che ogni parola pesa — in tribunale più che in qualunque salotto televisivo.
Per la famiglia Poggi, che da anni attende giustizia piena, l’attenzione resta totale. Il confronto fra accusa, difese e parti civili sulle nuove analisi proseguirà nelle prossime udienze, mentre il calendario dell’incidente probatorio punta a chiudere il 18 dicembre, salvo ulteriori esigenze tecniche. La giustizia, qui, ha un passo misurato: serve tempo perché i reperti parlino e perché i fatti, finalmente, trovino un punto di equilibrio al riparo dal rumore di fondo.
Le esperienze che pesano: dal banco degli imputati ai media nazionali
Il nuovo legale di Sempio non è estraneo alle tempeste mediatiche. Dalla gestione delle vicende di Vanna Marchi e Stefania Nobile — con atti di sorveglianza e richieste in magistratura che negli anni hanno segnato svolte concrete — alla presenza nelle conferenze stampa del caso Gintoneria, Cataliotti conosce l’equilibrio tra aula e telecamere. Ma, soprattutto, ha maneggiato processi che si reggono su riscontri tecnici e testimonianze chiave, come dimostrano gli interventi nel procedimento Saman Abbas durante l’appello a Bologna. È quel tipo di esperienza che, ora, dovrà calare nel dossier Garlasco.
Anche l’eco dei casi sportivi toccati dallo studio dell’avvocato — dai capitoli di calcioscommesse ricordati dalle cronache locali, fino a storie personali come quella dell’ex calciatore Luigi Sartor di cui difese gli interessi in un altro procedimento — restituisce l’immagine di una difesa abituata a reggere pressioni prolungate. Qui, però, la posta è diversa: non c’è un campionato da rigiocare a tavolino, ma la ricostruzione di un delitto che da diciotto anni è una ferita aperta.
Domande in primo piano
Il fascicolo su Andrea Sempio è già stato trasferito a Brescia?
No: al 12 ottobre 2025 si tratta di una richiesta pubblica avanzata dal legale di Mario Venditti; al momento non risulta un provvedimento definitivo di trasmissione del procedimento dalla Procura di Pavia a quella di Brescia.
Quali sono i capisaldi normativi invocati per chiedere lo spostamento?
Vengono richiamati l’articolo 11 del codice di procedura penale, sui procedimenti che riguardano magistrati, e l’articolo 54-quater, che consente di chiedere la trasmissione degli atti a un diverso pubblico ministero entro termini definiti.
Perché la “Traccia 33” è così dibattuta?
Perché la sua attribuzione ad Andrea Sempio, unita alla rilettura di vecchi reperti con tecniche aggiornate, può incidere sull’impianto accusatorio; al contempo, la difesa contesta metodi e conclusioni, chiedendo verifiche e garanzie di contraddittorio.
Che ruolo avrà il nuovo legale Liborio Cataliotti?
Dovrà guidare scelte tecniche e processuali, inclusa l’eventuale attivazione delle procedure per la trasmissione degli atti, tenendo insieme prova scientifica, calendario peritale e strategia sulle eccezioni di competenza.
Uno sguardo che va oltre il clamore
Qui raccontiamo fatti, atti, date. Ma dietro ci sono vite sospese: la famiglia Poggi, che aspetta risposte dal 2007; Andrea Sempio, oggi sotto indagine; magistrati e forze dell’ordine, chiamati a una prova di trasparenza a fil di normativa. L’ingresso di Liborio Cataliotti segna un cambio di passo: meno rumore, più sostanza. Come testimoni pazienti e rigorosi di questa lunga storia, continuiamo a seguire gli sviluppi con l’unica bussola che conosciamo: la verifica dei fatti attraverso gli atti. È lì, e solo lì, che si misura davvero la verità processuale.