Al Digital Innovation Forum di Cernobbio, Domenico Sandulli ha raccontato l’anima di Yiami: un social di prossimità che mette al centro le passioni, non l’aspetto. Niente foto, like o follower; spazio alla sicurezza dei dati e alla spontaneità degli incontri reali. Un’idea semplice, quasi disarmante, che parla a un bisogno molto umano: sentirsi visti per ciò che siamo.

Un nuovo linguaggio della socialità
Nel colloquio raccolto da Adnkronos, il founder di Yiami descrive la piattaforma come un facilitatore di relazioni capace di trasformare ogni giorno in un’occasione di incontro. Il baricentro è spostato su interessi e bisogni comuni, eliminando elementi estetici che possono generare pregiudizi; l’approccio resta anonimo, così da far emergere la personalità prima della superficie. Il percorso di ingresso è essenziale: sei domande mirate e poi la spinta all’incontro nella vita vera, lì dove le conversazioni diventano relazioni. È qui che Sandulli introduce il concetto di “daymaker”, quel contatto o quell’evento che può cambiare in meglio la giornata, una prospettiva che ribalta la logica dei social basati su numeri e visibilità, come spiegato all’agenzia durante il forum.
Sul sito ufficiale, Yiami viene definito un “gioco” di socializzazione permanente che accade ovunque, in qualunque momento, nella vita reale. Non si caricano foto e non si scorre all’infinito: si risponde a sei domande, si consulta una mappa per capire chi è vicino, si usa la lista delle passioni come rompighiaccio e si apre una chat temporanea per proporre un incontro. La conversazione resta effimera: senza un incontro confermato tramite QR, il dialogo si spegne entro sette giorni. I principi cardine sono chiari: no bias, no labels, rispetto, positività, prossimità. È un invito a riconquistare la naturalezza dell’incontro, lontano da filtri e metriche.
Dentro ComoLake 2025: perché qui, perché ora
Il palcoscenico non è casuale: ComoLake 2025 – Digital Innovation Forum ha riunito dal 14 al 17 ottobre, a Villa Erba di Cernobbio, istituzioni, imprese e ricerca per discutere di intelligenza artificiale, digitalizzazione e tecnologie di frontiera. Promosso dalla Fondazione Innovazione Digitale ETS e organizzato da Micromegas Comunicazione, il forum si propone di posizionare l’Italia nel dibattito internazionale, con sessioni dedicate a reti, finanza, sanità digitale, mobilità e pubbliche amministrazioni. È il terreno ideale per parlare di comunità e tecnologie che incidono sulla vita quotidiana, con una platea ampia di relatori e una programmazione serrata che ha visto alternarsi accademia, industria e policy maker, come indicato dai materiali ufficiali dell’evento e dalla copertura editoriale.
A sottolineare la portata del confronto, Adnkronos ha seguito i lavori come media partner, con dirette dedicate che hanno dato voce a ospiti e protagonisti, rendendo accessibili i contenuti più densi al pubblico online. Nel programma ha trovato spazio anche la presentazione del Manifesto IMTAI sugli agenti di intelligenza artificiale, un documento interdisciplinare che mira a tradurre principi etici in linee operative per istituzioni e imprese. L’appuntamento è stato calendarizzato nel pomeriggio del 16 ottobre, durante una tavola rotonda focalizzata sul passaggio dai principi all’azione, segno di un dialogo che non si ferma alla teoria.
Sicurezza, autenticità e prossimità: cosa cambia davvero
La promessa di Yiami è una socialità che riduce l’attrito e i condizionamenti. L’assenza di foto, like e follower toglie ossigeno al confronto competitivo e, insieme all’anonimato iniziale, limita i bias legati all’apparenza. La piattaforma invita a trovare affinità su interessi e a portare subito la conversazione sul piano fisico, con chat a tempo e verifica in presenza. La tutela della sicurezza dei dati e l’attenzione all’autenticità delle relazioni sono parte della sua identità pubblica, ribadita nelle parole di Sandulli e nella documentazione ufficiale: un disegno che punta a rimettere la persona, non l’immagine, al centro dell’incontro.
Questo approccio, per quanto minimalista, chiede coraggio: significa accettare l’imprevisto e misurarsi con la vicinanza, non con l’alibi dello schermo. È un invito a riscoprire il tempo breve dell’incontro e la bellezza dell’imperfezione, a favore di interazioni che non si accumulano in bacheca ma si vivono. In una stagione in cui l’IA alimenta nuove forme di mediazione, la proposta di Yiami, emersa in un contesto come ComoLake, offre una bussola pratica: meno narcisismo, più comunità; meno vetrina, più relazione. È una scelta editoriale e di design che prova a disinnescare la stanchezza sociale del “sempre connessi”.
Le parole dell’ideatore e l’esperienza sul campo
Nell’intervista, Domenico Sandulli tratteggia Yiami come un gioco sociale permanente capace di far incontrare persone a partire da passioni condivise, senza che l’estetica interferisca. Il percorso è chiaro: sei domande per far emergere la personalità, quindi la proposta d’incontro dal vivo. L’obiettivo è individuare il proprio daymaker, quel contatto capace di dare una svolta alla giornata. Una definizione che si distingue dai social tradizionali proprio per l’anonimato iniziale e la centralità dell’offline, come raccontato all’agenzia durante il forum.
Ne traiamo un messaggio netto: la tecnologia può preparare l’incontro, ma non può sostituirlo. La promessa del “giorno migliore” non è una formula magica, bensì un contesto che crea le condizioni perché accada: vicinanza, interessi comuni, tempo definito, responsabilità reciproca. È un cambio di paradigma che parla al bisogno di autenticità e si inserisce naturalmente nella discussione più ampia ospitata sul Lario: come rendere l’innovazione davvero umana, concreta, utile nella vita di ogni giorno.
Domande rapide su Yiami e ComoLake
Che cos’è esattamente Yiami? È un social network di prossimità che rinuncia a foto, like e follower per favorire connessioni basate su interessi comuni e incontri dal vivo. L’idea è stata raccontata da Domenico Sandulli in un dialogo con Adnkronos durante il Digital Innovation Forum, mentre la descrizione operativa è disponibile nei materiali ufficiali del progetto. In sintesi: meno immagine, più sostanza; meno numeri, più persone.
Come funziona l’anonimato e perché ci sono sei domande? L’accesso prevede sei risposte rapide per chiarire mood, interessi e intenzioni: un ritratto funzionale, non estetico. L’anonimato iniziale evita pregiudizi e aiuta a far emergere contenuti e curiosità. Da lì si passa a una chat temporanea e, se c’è sintonia, all’incontro reale; senza un “Yiameet” confermato, la conversazione si spegne entro sette giorni. È una progettazione che privilegia serendipità e prossimità.
Dove e quando è stato presentato questo approccio? Il racconto pubblico è avvenuto durante ComoLake 2025 a Villa Erba, Cernobbio, tra il 14 e il 17 ottobre: un forum internazionale che mette a confronto istituzioni, imprese e ricerca su IA e trasformazione digitale. L’intervista di Adnkronos ha raccolto le parole di Sandulli in quella cornice, con una copertura che ha incluso live e approfondimenti dedicati.
Cosa distingue Yiami dai social più comuni? L’assenza di fotografie e contatori riduce la pressione comparativa; l’algoritmo sociale è affidato a interessi e vicinanza, non a scorrimenti infiniti. Il tempo è un ingrediente: chat a scadenza e incontro entro una settimana, con conferma tramite QR. La meta non è accumulare contatti, ma trovare un “daymaker”, qualcuno o qualcosa che illumini la giornata, come indicato dal fondatore e dai materiali ufficiali.
Connessioni che contano, oltre lo schermo
Se la misura dell’innovazione è l’impatto sulla vita, allora l’idea di Yiami cammina nella direzione giusta: trasformare la tecnologia in abilitazione, non in sostituzione. La scelta di spostare l’attenzione dagli scatti alle affinità punta a disinnescare la fatica da performance che tanti denunciano online. È una promessa che si gioca nell’arco di sette giorni, dentro luoghi reali, con persone reali: un tempo breve ma sufficiente a lasciar accadere qualcosa che valga.
In questi giorni sul Lago di Como, tra keynote, roundtable e documenti programmatici, è emerso un filo conduttore: riportare l’umano al centro. Noi scegliamo di raccontarlo così, con la concretezza delle storie e l’attenzione ai fatti. Se innovare significa dare forma a relazioni migliori, l’esperimento di Yiami merita di essere osservato con curiosità, spirito critico e, soprattutto, con quella disponibilità all’incontro che nessun algoritmo può sostituire.