Dal Forum del Largo Consumo di Roma arriva un messaggio operativo: recuperare efficienza in ogni anello della catena del largo consumo per difendere qualità e convenienza. A intervenire è Francesco Mutti, presidente di Centromarca, con un invito a un confronto concreto tra agricoltura, industria, logistica e distribuzione.

Un confronto di filiera per mettere ordine ai costi
Il 15 ottobre, a Palazzo Wedekind, l’industria di marca ha rimesso al centro il tema dei costi lungo tutta la filiera, durante il Forum dal titolo “Il carrello della spesa tra scelte di politica economica e soluzioni per la filiera”. L’appuntamento, promosso da Centromarca e Ibc con il patrocinio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha puntato a ricucire il dialogo tra i diversi attori del sistema, con un obiettivo preciso: ricercare, con realismo, quelle aree di efficienza in grado di liberare valore senza intaccare la qualità del prodotto di marca.
L’idea cardine è semplice e, al tempo stesso, impegnativa: guardare l’intera catena come un organismo unico, in cui agricoltura, trasformazione industriale, logistica e distribuzione agiscono come ingranaggi coordinati. Recuperare “spazi di efficienza” significa intervenire su processi, tempi e coordinamento tra le parti, perché gli sforzi fatti a monte si riflettano in modo tangibile sullo scontrino. È la linea tracciata da Francesco Mutti, che ha trasformato il forum in un’occasione di lavoro, più che in un elenco di buone intenzioni.
Tre assi strategici su cui costruire le scelte
La rotta passa da tre direttrici: competitività, innovazione e legalità. Su questi capitoli, sono in cantiere proposte normative orientate a essere sostenibili per i conti pubblici, perché lo spazio di bilancio è limitato. Non un dettaglio tecnico, ma una scelta di metodo: riformare senza pesare sulla spesa, creando condizioni più favorevoli a chi investe, digitalizza i processi e innova i prodotti di marca. È un approccio pragmatico, che mette al centro la capacità del sistema di produrre valore e di trasformarlo in benefici per i consumatori.
Il terzo asse, la legalità, è la condizione per una competizione corretta. Mutti richiama un punto spesso rimosso nel dibattito: prezzi troppo bassi possono nascondere squilibri a monte, come retribuzioni compresse o scarsa attenzione alle norme ambientali e di sostenibilità. In quel caso, non è efficienza: è concorrenza sleale. La sfida è salvaguardare chi opera a regola d’arte e garantire al cittadino la libertà di scegliere tra qualità e prezzo senza che dietro l’etichetta si celino scorciatoie ai limiti della legge.
Inflazione, energia e carrello: il contesto che pesa
La spinta a ottimizzare nasce da una ferita recente: la crisi inflattiva innescata nel 2022 dal rincaro delle fonti energetiche. L’onda lunga si è attenuata, ma non è stata indolore. Secondo Istat, l’inflazione media è stata del 5,7% nel 2023 dopo l’8,1% del 2022, mentre a settembre 2025 il tasso tendenziale si è stabilizzato intorno all’1,6%, con alimentari lavorati ancora in lieve accelerazione e componenti energetiche in ripresa tra i regolamentati. Un quadro che rende urgente ogni miglioramento di efficienza realmente trasferibile al consumatore.
In questo scenario, il messaggio che arriva dalla sala di Roma è chiaro: tutelare l’eccellenza del prodotto di marca richiede una “ottimizzazione costante” dell’intera catena. Non si tratta di tagliare a caso, ma di limare sprechi, sincronizzare processi, condividere informazioni e standard, in modo che il lavoro fatto dalle imprese di marca si traduca in convenienza percepita nelle scelte quotidiane di acquisto. È una responsabilità condivisa, che chiama in causa tutti gli attori della filiera, senza eccezioni.
Chi rappresenta l’industria di marca
Centromarca è il perno della rappresentanza del largo consumo di marca: circa 200 imprese, oltre 2.600 marchi, un fatturato aggregato che sfiora i 67 miliardi di euro, 87 miliardi di valore condiviso e quasi 97 mila addetti diretti. Alla guida c’è Francesco Mutti, riconfermato alla presidenza per il triennio 2024–2026. Numeri e leadership che spiegano il peso della voce associativa quando si parla di regole di mercato, investimenti, sostenibilità e rapporti con la distribuzione moderna.
Il forum è stato promosso insieme a Ibc – Associazione Industrie Beni di Consumo e ha visto la partecipazione di esponenti delle istituzioni, delle imprese e degli stakeholder del settore. Il patrocinio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha dato cornice istituzionale a un confronto pensato per produrre soluzioni operative, non slogan. Agenda, metodo e platea hanno reso l’incontro un passaggio significativo per la strategia di sistema sul largo consumo in Italia.
Domande essenziali per orientarsi
Che cosa significa, in concreto, “recuperare spazi di efficienza” lungo la filiera? Vuol dire intervenire dove i costi si accumulano senza creare valore: tempi morti tra campi e stabilimenti, passaggi logistici ridondanti, scarsa integrazione informativa con la distribuzione. L’obiettivo, ribadito da Francesco Mutti, è ridurre le frizioni tra agricoltura, industria, logistica e retail, così che la qualità del prodotto di marca resti elevata mentre il costo finale si assesta su livelli più equilibrati per chi fa la spesa.
Perché le proposte annunciate puntano a essere “a costo zero” per lo Stato? Perché il margine di spesa pubblica è limitato e la priorità è agire sulle regole, più che sui trasferimenti. Rendere i processi competitivi, favorire l’innovazione e presidiare la legalità si può anche con interventi normativi mirati, semplificazioni e controlli efficaci. È l’impostazione illustrata al forum: fare di più con gli strumenti esistenti, incanalando risorse private verso progetti che generano produttività senza oneri aggiuntivi per i conti pubblici.
L’emergenza inflazionistica è davvero alle spalle? I dati raccontano un raffreddamento significativo rispetto ai picchi del 2022: l’inflazione media è scesa al 5,7% nel 2023 e le stime preliminari indicano un 1,6% tendenziale a settembre 2025. Restano, però, dinamiche differenziate tra alimentari e energia. Per le famiglie, questo significa che ogni punto di efficienza recuperato dalla filiera può ancora fare la differenza nel carrello, specie su beni acquistati con maggiore frequenza.
Chi siede al tavolo e qual è la posta in gioco? Al confronto partecipano le imprese rappresentate da Centromarca e Ibc, insieme a istituzioni e stakeholder del settore, sotto il patrocinio del Mimit. La posta è duplice: consolidare la competitività del sistema italiano del largo consumo e trasformare l’efficienza ritrovata in un beneficio tangibile per il cittadino, senza rinunciare ai valori di qualità, sicurezza e trasparenza che definiscono l’identità dei prodotti di marca.
Una rotta pragmatica, senza scorciatoie
Il confronto di Roma ha messo sul tavolo un impegno chiaro: competere meglio, innovare con intelligenza, rispettare le regole. È una via esigente, ma è l’unica che consente di conciliare convenienza e qualità, tutelando il lavoro e il tessuto produttivo che regge il largo consumo. Da osservatori sul campo, scegliamo la sostanza: i prossimi mesi diranno se le parole si tradurranno in pratiche comuni tra imprese e distribuzione. La misura del successo sarà nelle scelte quotidiane di chi riempie il carrello.