Un festival del cinema che si tinge d’acqua e una comunità che si guarda allo specchio: così, a Roma, l’arte ha accolto un invito concreto alla responsabilità collettiva. Sul palco, la voce di Barbara Marinali ha trasformato un premio in un impegno: educare le nuove generazioni a proteggere ciò che ci tiene vivi, ogni giorno.

Un impegno che parte dal cinema
Nel cuore dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, nella sala del Teatro Studio Borgna, la cerimonia di premiazione del concorso “I Custodi dell’Acqua” ha accompagnato l’avvio della ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma dal 15 al 26 ottobre 2025. La kermesse si è aperta con “La vita va così” di Riccardo Milani, scelta che ha dato alla serata inaugurale un tono limpido: un cinema che parla di comunità, territorio e scelte difficili, perfetto contrappunto alle storie d’acqua raccontate dai giovani autori sullo schermo. A Roma, ieri sera, il tappeto rosso ha invitato a una riflessione che non si esaurisce con i titoli di coda.
Dalla platea è arrivato un messaggio netto. La presidente di Acea, Barbara Marinali, ha rilanciato la seconda edizione del contest “I Mille Volti dell’Acqua” come strumento per stimolare un cambiamento culturale che parta dai giovani e si diffonda nelle famiglie. Non un semplice invito al risparmio, ma un’azione corale: diventare custodi della risorsa, giorno dopo giorno, attraverso la conoscenza, l’attenzione e la responsabilità. Marinali ha ricordato anche la dimensione industriale di questo impegno, dalla manutenzione delle reti all’efficienza tecnologica, fino alla formazione nelle scuole, mentre i profili istituzionali del Gruppo indicano un servizio idrico che raggiunge circa 11 milioni di persone.
Dai corti al Blu Carpet: come si racconta l’acqua alla Festa
Il racconto dell’acqua ha attraversato la Festa anche fuori dalla sala. La rassegna dedicata e lo stand di Acea all’Auditorium hanno accolto i corti finalisti del contest “I Mille Volti dell’Acqua”, mentre il percorso sul Blu Carpet ha invitato gli spettatori a un gesto simbolico: camminare dentro un colore che ricorda, a ogni passo, quanto sia preziosa la risorsa che scorre invisibile nelle nostre città. In parallelo, lo storico Teatro Olimpico ha assunto la denominazione Teatro Olimpico Acea per ospitare una parte della programmazione, con un allestimento dedicato alla memoria industriale del Gruppo attraverso “Acea Heritage”. Un modo concreto per unire linguaggio artistico, storia d’impresa e sensibilizzazione pubblica.
Al centro della serata è arrivato il verdetto: “I Custodi dell’Acqua” di Hari Bertoja ha conquistato il Premio Acea per il miglior cortometraggio a tema. Nel film, una visita museale davanti alla “Nascita di Venere” di Botticelli si trasforma in un viaggio perturbante tra epoche e possibilità, grazie a un espediente tecnologico che svela, con crudele onestà, un domani arido se il presente dimentica la responsabilità. Il regista ha richiamato il valore generativo dell’acqua e il dovere di farne cultura: un’estetica che si fa etica, quasi a restituire allo spettatore la domanda più semplice e più impegnativa, che cosa siamo disposti a fare.
Dal set alle reti: manutenzione, tecnologie e scuole
Il palco ha dato voce all’arte; i numeri, però, spiegano la sostanza di un lavoro quotidiano. L’Autorità di regolazione (ARERA) ha riconosciuto alle società idriche del Gruppo risultati di vertice per continuità del servizio, riduzione delle perdite e qualità delle acque depurate, con un premio complessivo superiore a 36 milioni di euro per il biennio 2022-2023. È un segnale che incrocia l’impegno industriale: digitalizzazione delle reti, distrettualizzazione, smart metering, modellazione idraulica, sostituzione di tratti ammalorati e controllo delle pressioni per recuperare volumi e ridurre consumi energetici. L’innovazione non sostituisce la cura: la rende più rapida, precisa, misurabile.
Il contesto nazionale racconta perché questi investimenti contano. Secondo gli ultimi quadri statistici disponibili, nel 2022 le perdite idriche in Italia hanno raggiunto il 42,4% dell’acqua immessa in rete, con differenze marcate tra territori e gestioni. Nei sistemi gestiti direttamente dagli enti locali si sale al 45,5%, mentre le gestioni specializzate si attestano al 41,9%. Nello stesso dataset, Roma risulta su livelli più contenuti, con perdite totali in distribuzione stimate al 27,9%. Sono numeri che spiegano la portata della sfida e il perché il tema non appartenga solo ai tecnici, ma a ciascun cittadino.
Educazione e consapevolezza
La formazione entra nelle classi con un progetto strutturato. Nel febbraio 2024 è stato firmato un Protocollo triennale tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e Acea per diffondere tra gli studenti delle primarie e delle secondarie di primo grado la conoscenza del ciclo idrico integrato e l’uso consapevole dell’acqua. L’edizione 2024-2025, veicolata su piattaforma digitale e modulata per fasce d’età, è partita in sei regioni in cui il Gruppo opera, con un approccio ludico-scientifico che trasforma nozioni complesse in percorsi esperienziali, materiali multimediali e momenti di verifica interattiva per docenti e ragazzi.
Questa e altre iniziative si sono intrecciate anche con i grandi eventi della città. In occasione del Giubileo dei Giovani, l’infrastruttura temporanea e la logistica idrica approntate a Roma hanno affiancato alla gestione operativa una tessitura educativa: QR code nei punti di distribuzione richiamavano i contenuti del progetto didattico avviato con il Ministero, accompagnando milioni di litri erogati con un messaggio semplice e potente. L’acqua non è solo servizio: è cultura civica che si apprende fin da piccoli, per trasformare l’abitudine quotidiana in consapevolezza duratura.
Domande che contano, risposte senza giri di parole
Che cosa è stato premiato e perché questo riconoscimento è significativo? È stato premiato “I Custodi dell’Acqua” di Hari Bertoja, un corto che mette in scena il rapporto tra bellezza, tecnologia e responsabilità, proiettando lo spettatore in un futuro possibile se il presente resta indifferente. Il riconoscimento, assegnato durante l’apertura della Festa del Cinema di Roma, conferma il cinema come strumento di educazione civile: emoziona, ma soprattutto orienta, perché traduce un tema tecnico in una storia che ciascuno può sentire propria.
Che cos’è il contest “I Mille Volti dell’Acqua” e come si partecipa? È un concorso cinematografico aperto ai maggiorenni, italiani e stranieri, che invita a raccontare l’acqua con cortometraggi di 2–8 minuti, senza limiti di genere. La seconda edizione ha previsto iscrizioni gratuite, una selezione affidata a giurie tecniche e aziendali e un premio economico per il vincitore. La proiezione dei finalisti alla Festa e lo stand dedicato hanno dato visibilità ai lavori, trasformando un bando in una piattaforma culturale a contatto con il pubblico.
In che modo l’impegno evocato dal palco si traduce in realtà fuori dalla sala? Nelle reti e nelle scuole: la riduzione delle perdite grazie a digitalizzazione, monitoraggi e interventi mirati, con risultati riconosciuti dall’Autorità di regolazione; nei percorsi didattici sviluppati con il Ministero, che avvicinano bambini e ragazzi alla cultura dell’acqua. Dentro l’Auditorium si alza il sipario; fuori, ogni giorno, si lavora perché la promessa di cura diventi misurabile e condivisa, goccia dopo goccia.
Un patto che ci riguarda davvero
Alla fine della serata, resta un’immagine: l’energia composta di una platea che applaude non solo un premio, ma un’idea di cittadinanza. L’acqua scorre nelle nostre case con discrezione, e proprio per questo, spesso, ne dimentichiamo il valore. Raccontarla con il linguaggio del cinema è stato un modo per riannodare i fili tra emozione e responsabilità, tra la meraviglia della bellezza e la fatica di chi, ogni giorno, tiene insieme infrastrutture, tecnologie e servizio ai territori.
Il nostro sguardo resta puntato dove le storie incontrano i fatti. Le frasi ascoltate ieri non bastano, da sole, a cambiare la rotta; ma mostrano una direzione possibile: quella di una comunità che si educa a vicenda, istituzioni, imprese, scuole, cittadini. Se c’è una lezione che portiamo a casa è questa: la cura dell’acqua è un gesto quotidiano, una scelta che si ripete, una cultura da coltivare. E il cinema, quando incontra la realtà, sa farla diventare parte di noi, senza bisogno di alzare la voce.