Oggi, 16 ottobre 2025, la Giornata mondiale dell’alimentazione riporta al centro il diritto a un pasto sano e accessibile. A Roma, la voce del Presidente Sergio Mattarella risuona come un monito: più conoscenze e tecnologia, eppure fame e carestie persistono. Un paradosso che chiama a responsabilità concreta e condivisa.

Un richiamo che tocca coscienze e istituzioni
L’inaugurazione del Museo e Rete per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO MuNe), alla sede della FAO a Roma, è diventata l’occasione per dare sostanza al tema 2025 “Mano nella mano per un’alimentazione e un futuro migliori”. Accompagnato dal direttore generale Qu Dongyu e dal vicedirettore Maurizio Martina, il Capo dello Stato ha denunciato l’“inaccettabile regresso” del multilateralismo, proprio mentre crescono strumenti e risorse capaci di prevenire nuove carestie. Un passaggio che inchioda la politica internazionale alle proprie responsabilità e ne sollecita la coerenza operativa, ben oltre i proclami.
Il MuNe, sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri, nasce come esperienza didattica permanente per raccontare, con linguaggi immersivi, il rapporto tra cibo, agricoltura, culture e persone. Gli spazi, ricavati negli ambienti storici della FAO, diventano un ponte tra memoria e futuro: un percorso che valorizza l’eredità dell’Organizzazione, in coincidenza con l’80° anniversario, e invita cittadini e scuole a costruire scelte alimentari informate, responsabili e sostenibili. L’apertura nel giorno della ricorrenza suggella un calendario di eventi che intreccia impegno scientifico, educazione e diplomazia del cibo.
Agricoltura, produzione e clima: numeri che non lasciano alibi
Le proiezioni del nuovo OECD‑FAO Agricultural Outlook 2025‑2034 indicano che la produzione agricola e ittica mondiale crescerà del 14% nel prossimo decennio, trainata soprattutto dai paesi a reddito medio e dalla domanda di alimenti di origine animale. La produzione di carne, latticini e uova è attesa in aumento del 17%, mentre le emissioni dirette dell’agricoltura, pur con intensità in calo, salirebbero di circa il 6% entro il 2034. Dati che impongono di conciliare sicurezza alimentare e mitigazione climatica, ripensando tecnologie, diete e filiere.
Gli sistemi agroalimentari nel loro complesso pesano per circa un terzo delle emissioni antropiche globali. Le stime più recenti della FAO fissano a 16,2 GtCO2e le emissioni 2022 dell’agrifood worldwide, mentre analisi pubblicate su rivista scientifica mostrano che la produzione di cibi di origine animale incide per il 57% del totale climatico legato al cibo, contro il 29% dei prodotti vegetali. Un quadro che intreccia agricoltura, uso del suolo, trasformazione e consumo, e che chiama a scelte sistemiche lungo tutta la catena.
Lo spreco che ci condanna
Nel 2022 il mondo ha generato 1,05 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari tra case, ristorazione e retail: una media di 132 kg a persona l’anno e il 60% degli sprechi concentrato nelle famiglie, secondo il Food Waste Index di UNEP. La fotografia europea conferma l’urgenza: nell’Unione si sprecano oltre 59 milioni di tonnellate di cibo l’anno, con le famiglie responsabili di più della metà. Ogni chilogrammo buttato significa risorse naturali dissipate e miliardi di pasti negati a chi ne ha bisogno.
In Italia la tendenza non è meno preoccupante. Nel 2025, secondo l’Osservatorio Waste Watcher, si sono gettati in media 88,2 grammi di cibo al giorno a persona. Nello stesso periodo, l’indice FIES di insicurezza alimentare moderata e severa ha toccato il 13,95%, evidenziando un paradosso doloroso: mentre aumenta lo spreco domestico, cresce la fatica di milioni di cittadini ad accedere a cibi adeguati sotto il profilo nutrizionale e del prezzo. Non è solo un problema etico: è uno spreco di salute, reddito e futuro.
Bambini e adolescenti al bivio
Quest’anno UNICEF certifica un cambio d’epoca: per la prima volta a livello globale l’obesità supera il sottopeso tra i 5‑19 anni. Parliamo di 1 bambino su 10, circa 188 milioni di minori con obesità, con un’esposizione massiccia al marketing di prodotti ultraprocessati e ambienti alimentari che spingono scelte sbilanciate. Le conseguenze, spesso silenziose nell’infanzia, si manifestano in età adulta: ipertensione, alterazioni metaboliche e un rischio più elevato di malattie croniche. È un allarme che interroga famiglie, scuole e istituzioni.
Lo sguardo nazionale conferma la criticità: l’indagine OKkio alla Salute 2023 dell’Istituto Superiore di Sanità rileva tra i bambini italiani l’19% in sovrappeso e il 9,8% con obesità. Preoccupano abitudini diffuse: prima colazione assente o inadeguata, merende troppo abbondanti, scarsa frequenza di frutta e verdura, sedentarietà e molte ore davanti agli schermi. Sono comportamenti che consolidano precocemente stili di vita rischiosi, con ricadute sul benessere psico‑fisico e sul futuro della spesa sanitaria.
Conoscenza, scelte, responsabilità: la via stretta dell’educazione
In questo quadro, la leva dell’educazione alimentare è decisiva. La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha pubblicato la V revisione dei LARN e aggiornato la rappresentazione della piramide della dieta mediterranea, strumenti pensati per indirizzare comportamenti più consapevoli, moderni e sostenibili, con un ruolo centrale per i cibi di origine vegetale. È un linguaggio nuovo, semplice e scientificamente fondato, rivolto soprattutto alle giovani generazioni per trasformare la consapevolezza in scelte quotidiane concrete.
Lo stesso filo guida la campagna 2025 della FAO: lavorare “mano nella mano” per sistemi alimentari capaci di nutrire tutti in armonia con il pianeta. È una chiamata all’azione che attraversa governi, imprese, città e comunità, dentro e oltre la World Food Week di Roma, e che rilancia i Four Betters: migliore produzione, migliore nutrizione, migliore ambiente e migliore qualità della vita. Una bussola per orientare l’impegno collettivo.
Oltre l’ingiustizia della fame: la realtà dei numeri
La fame nel mondo resta una ferita aperta. Il rapporto SOFI 2024 stima in 733 milioni le persone colpite nel 2023, circa 1 su 11 a livello globale, con forti squilibri tra regioni e una traiettoria che ha rallentato dopo gli shock degli ultimi anni. La distanza dall’obiettivo SDG2 è ancora ampia e non si colmerà senza alleanze solide, finanziamenti mirati e riforme profonde che rendano accessibili diete sane.
Le stime più recenti segnalano un timido miglioramento: nel 2024 le persone denutrite sarebbero scese a circa 673 milioni, pari all’8,2% della popolazione globale. Un segnale incoraggiante, ma fragile, messo a rischio da conflitti, crisi climatiche e debolezze economiche. Se la bussola resta il diritto al cibo, la rotta dovrà essere tracciata con pragmatismo e coraggio, evitando che i progressi si disperdano nella prossima tempesta.
Risposte rapide, scelte possibili
Che cosa offre il nuovo Museo FAO?
Un percorso interattivo e permanente che unisce storia, scienza e arte per comprendere come cibo e agricoltura plasmino società e ambiente, con visite educative gratuite per le scuole e focus sull’80° anniversario dell’Organizzazione.
Quanto cibo si spreca davvero?
Nel 2022 sono stati sprecati 1,05 miliardi di tonnellate a livello globale: 132 kg pro capite, con il 60% in ambito domestico. In Italia, nel 2025, lo spreco medio giornaliero è stato stimato in 88,2 grammi per persona.
Perché cresce l’obesità tra i più giovani?
Ambienti alimentari ricchi di prodotti ultraprocessati, marketing aggressivo e stili di vita sedentari spingono diete sbilanciate. Nel 2025 l’obesità ha superato il sottopeso tra 5‑19 anni, interessando 1 minore su 10 nel mondo.
Quale bussola per diete sane e sostenibili?
Le nuove indicazioni SINU – dalla V revisione dei LARN alla piramide mediterranea aggiornata – orientano verso più vegetali, stagionalità e moderazione delle carni rosse e lavorate, integrando salute e impatto ambientale.
Una rotta che nasce dalle scelte quotidiane
Le parole di Mattarella non sono soltanto un appello: sono uno specchio che ci rimanda la misura del nostro tempo. La conoscenza c’è, come dimostrano i dati di FAO, UNEP, UNICEF, ISS e SINU. Manca la decisione di trasformarla in azione costante. Se l’ingiustizia della fame convive con l’abbondanza sprecata, allora il cambiamento nasce dalle nostre scelte: politiche, industriali e domestiche. Mano nella mano, ogni gesto può spostare il baricentro dal paradosso alla responsabilità.