Un festival di luce attraversa i corridoi di IFOM a Milano: la comunità di scienziate e scienziati indiani, innamorata di Dna e Big Data, si prepara a celebrare il Diwali del 20 ottobre 2025, tenendo insieme riti antichi e ricerca d’avanguardia, lavoro in laboratorio e vite che hanno trovato casa all’ombra della Madonnina.

Un Diwali tra provette e algoritmi
Dentro i laboratori di IFOM, l’Istituto di Oncologia Molecolare della Fondazione AIRC, pulsa una piccola “Bollywood della ricerca”: è la comunità indiana che ha scelto la metropoli lombarda come terreno di sfida e di crescita, in vista del Diwali che quest’anno cade di lunedì. La giornata avrà un momento simbolico nel saluto del Console generale dell’India a Milano, Lavanya Kumar, diplomatico con solida esperienza anche in ambiti scientifici, nominato alla guida del Consolato nel settembre 2024, come attestato dai canali ufficiali della rappresentanza diplomatica.
Il significato della “festa delle luci” abbraccia in un unico abbraccio la memoria di casa e la prospettiva del futuro: una comunità riunita in una città che vive di reti, contaminazioni e scoperte. I diversi calendari lunari hanno generato in passato incertezze sulla data, ma per il 2025 la principale giornata di celebrazione è fissata a lunedì 20 ottobre, come precisato da autorevoli fonti del mondo induista e dai principali riferimenti mediatici indiani che hanno chiarito definitivamente il calendario di quest’anno.
La comunità indiana che accende Milano tra scienza, radici e nuove strade
Nell’ecosistema di IFOM lavorano complessivamente 280 ricercatori con una compagine internazionale pari a circa il 25%, in arrivo da 30 Paesi. Tra loro spicca un nucleo di dieci scienziate e scienziati indiani oggi attivi nei laboratori: una presenza che si distingue per continuità nel tempo, con una cinquantina di talenti approdati a Milano negli ultimi quindici anni. Questi dati, emersi nelle testimonianze raccolte e raccontate all’Adnkronos Salute, restituiscono il profilo di una comunità giovane, con età media intorno ai trent’anni, formata in biologia, medicina, ma anche ingegneria e informatica, competenze decisive nella caccia a terapie innovative.
Molti sono “fioriti” in istituto e poi hanno seguito traiettorie diverse: qualcuno è tornato in India, altri guidano gruppi in Europa o in Nord America, altri ancora hanno scelto di fermarsi in Italia, costruendo famiglie e radici. Le storie personali – dal percorso accademico di coppie che hanno conseguito il dottorato a Milano, alla quotidianità di figli che parlano due lingue e si integrano tra scuola, sport e nuove amicizie – compongono un mosaico in cui l’orgoglio delle origini convive con la serenità di una nuova casa, come riportato nelle conversazioni condivise con l’agenzia.
Tra Dna e Big Data
Dietro i risultati che escono dai laboratori, c’è una visione scientifica che unisce biologia molecolare, genomica, bioinformatica e intelligenza artificiale. Nella mappa dei programmi scientifici di IFOM spiccano, tra gli altri, le linee su Genome Integrity, DNA Repair, Quantitative Biology of Cell Division, Computational Genomics e Artificial Intelligence & Systems Biology: un ventaglio che racconta l’impronta interdisciplinare e la centralità dei dati ad alta dimensione nelle nuove frontiere dell’oncologia molecolare.
La trama è chiara: modelli matematici, algoritmi e sperimentazione dialogano per capire come le cellule decidono quando dividersi, come si accendono e si spengono i checkpoint mitotici e perché alcune popolazioni cellulari imparano ad aggirare i farmaci antimitotici. È il terreno di studio anche per giovani scienziate e scienziati specializzati in biologia quantitativa, che uniscono dati e banchi-prova per svelare i meccanismi alla base della resistenza farmacologica, prospettiva coerente con la vocazione dei programmi di IFOM dedicati a ciclo cellulare e analisi computazionale.
Dentro i laboratori: quando le proteine smarriscono la rotta e il genoma ne porta i segni
In queste stanze si studiano le pieghe del Dna, l’architettura del suo ripiegamento e le proteine che tengono insieme questa struttura. Quando i “guardiani” molecolari difettano, si apre la strada alla instabilità genomica, condizione che alimenta lo sviluppo dei tumori. La letteratura e i programmi scientifici dell’istituto confermano quanto le reti di DNA damage response, i checkpoint e le vie di riparo siano cruciali per proteggere il genoma durante la replicazione e sotto stress, cardini che guidano più linee di ricerca a Milano.
Questa indagine, paziente e rigorosa, è anche la storia di singole traiettorie: chi arriva da centri come il National Centre for Biological Sciences in India porta in dote competenze di biologia molecolare e microscopia, e qui trova un contesto ricco di risorse e scambio dove idee e saperi si intrecciano ogni giorno. Nelle parole dei ricercatori, ciò che resta è la possibilità di misurarsi con domande fondamentali – come si rompe un genoma, come si ripara, come si può prevenire quel punto di non ritorno in cui la cellula devia verso la malattia – domande che sono il respiro stesso dell’istituto.
Persone, equilibrio, appartenenza
Ciò che affiora dai racconti è un equilibrio umano prima ancora che professionale: l’idea che si possa eccellere senza rinunciare alla vita, che si possa ricercare con intensità e, allo stesso tempo, tenere intime le relazioni, gli affetti, i sapori. A Milano, passioni nate oltre oceano si incontrano con una quotidianità che profuma di caffè al mattino e, perché no, di un piatto semplice come gli spaghetti aglio, olio e peperoncino, diventati simbolo di una familiarità conquistata giorno dopo giorno. Le esperienze condivise all’Adnkronos Salute raccontano proprio questo patto tra ambizione e radici.
La comunità cresce anche perché si sostiene dall’interno: lo scambio con colleghe e colleghi italiani aiuta a sciogliere i nodi pratici e culturali, mentre parlare la lingua madre in pausa laboratorio può alleggerire la distanza da casa. Il rispetto reciproco si traduce in gesti concreti, nello stare insieme fuori dall’orario di lavoro, nell’aprire le porte delle proprie tradizioni quando arriva il momento del Diwali, con abiti tradizionali e dolci offerti a tutta la comunità di istituto, come anticipato dai protagonisti.
Un arrivo alla volta: dai visti alle case, l’accoglienza che fa la differenza
Dietro molte storie di integrazione c’è un sostegno organizzato: un Welcome Office interno che, da oltre un decennio, si occupa di visti, permessi, codice fiscale, alloggi temporanei, contratti e persino dell’avvio delle pratiche bancarie. Annunci professionali recenti confermano l’esistenza di questa struttura dedicata all’accoglienza di PhD, postdoc e ricercatori stranieri, con attività che spaziano dall’ingresso in Italia alle incombenze della vita quotidiana. È un ponte discreto, ma decisivo, fra chi arriva e una città che chiede ritmo, orientamento, coraggio.
Accanto alla rete interna, la vita si allarga al tessuto civile: c’è chi fa volontariato in città, anche in realtà storiche e laiche come Pane Quotidiano, che ogni giorno distribuisce generi alimentari nelle due sedi di viale Toscana e viale Monza. In quelle file ordinate, Milano impara se stessa, e chi fa ricerca ritrova il senso di una comunità che include. È lo stesso spirito che torna nei momenti conviviali in istituto: scambi di ricette, colazioni condivise, un aperitivo che diventa lingua comune, prima che il Diwali riporti tutti alle origini del cuore.
Milano che cresce intorno
L’headquarter di IFOM è in via Adamello 16, nel quadrante sud di Milano, tra Ripamonti e l’area in rigenerazione dello Scalo di Porta Romana. Qui il paesaggio urbano sta cambiando, con nuovi spazi di lavoro e ricerca, piazze, parchi e connessioni che ricuciono quartieri storicamente separati. Le indicazioni ufficiali dell’istituto e i dossier sul progetto di riqualificazione delineano un habitat in cui università, fondazioni e imprese dialogano e si contaminano, rafforzando la vocazione internazionale della città.
Il distretto Symbiosis, a sud di Porta Romana, rappresenta uno degli snodi di questa trasformazione, con sedi di aziende e infrastrutture culturali e scientifiche che ridisegnano le abitudini e accelerano la prossimità fra saperi. Nei report urbani dedicati all’area, aggiornati nelle ultime settimane, si raccontano cantieri e connessioni che prendono forma, in vista di appuntamenti che segneranno la città e lasceranno in eredità spazi per studenti e ricerca. In questo scenario, un istituto come IFOM respira la Milano che cambia.
Domande in tasca, risposte al volo
Quando si festeggia il Diwali quest’anno? Il momento centrale è lunedì 20 ottobre 2025, come chiarito da fonti autorevoli del mondo induista e dai principali media indiani che hanno allineato i calendari per quest’anno.
Chi rappresenta l’India a Milano in questa occasione? Il Console generale è Lavanya Kumar, in carica dal 9 settembre 2024, come confermato dal sito ufficiale del Consolato.
Quanti sono gli scienziati indiani oggi attivi a IFOM? Dieci, con età media intorno ai trent’anni e percorsi che spaziano da biologia e medicina a ingegneria e informatica, secondo i dati condivisi all’Adnkronos Salute.
Che cosa rende unico l’approccio scientifico dell’istituto? L’integrazione fra esperimenti e analisi computazionali: dai programmi su Genome Integrity e DNA Repair alla Quantitative Biology of Cell Division e all’Artificial Intelligence & Systems Biology, tutti orientati a trasformare conoscenza in cura.
Esiste un supporto per chi arriva dall’estero? Sì, un Welcome Office dedicato che segue visti, permessi, alloggi e pratiche quotidiane per dottorandi, postdoc e ricercatori.
Una luce che resta, anche quando si spegne la festa
Quando l’ultima lampada del Diwali si affievolirà, resterà l’essenziale: l’idea che la conoscenza sia una forma concreta di speranza. In quell’intreccio di Dna e Big Data, di accoglienza e competenza, la “Bollywood della ricerca” di Milano ci consegna una promessa: che il talento, sostenuto da una comunità capace di prendersi cura, può trasformare una ricorrenza in una storia più grande, con la scienza a indicare con discrezione la rotta del domani.