C’è un momento, durante una stagione lunga e accidentata, in cui un campione decide che non è finita. Oggi quel momento ha la faccia tirata ma lucida di Daniil Medvedev, 29 anni, che ad Almaty ha rimesso in moto il proprio finale d’anno: successo in due set contro Adam Walton, 7‑5 7‑6(0), ingresso nei quarti e, soprattutto, ossigeno puro per la corsa alle Nitto ATP Finals. La vittoria – ottenuta rimontando da 1‑4 nel secondo parziale e cancellando quattro pericolose palle break – fotografa una testa di serie che non molla l’osso.

Dietro il punteggio c’è molto di più: quel tie‑break perfetto, l’inerzia girata con pazienza e una classifica che respira. La Race aggiornata in tempo reale lo indica 14° e in crescita, con l’indicazione “ha superato Walton, è ai quarti” accanto al suo nome. Il bersaglio? L’ottavo posto, oggi nelle mani di Lorenzo Musetti, dista 1.025 punti: non è una passeggiata, ma è un obiettivo leggibile per uno che nel giro di una settimana ha riaperto scenari. E ad Almaty il prossimo blocco di strada passa da Fabian Marozsán, ostacolo concreto e già in ritmo sul cemento kazako.
Un bivio ad Almaty: la rincorsa riparte qui
Il dato che conta, oggi a mezzogiorno del 16 ottobre, è duplice: quarti centrati e Race riaccesa. Il match con Walton racconta di un Medvedev più verticale nei momenti che pesano, capace di ripulire gli scambi lunghi con un primo servizio tornato incisivo e una risposta profonda, quella che negli anni gli ha costruito reputazione e trofei. Il dettaglio del parziale ribaltato da 1‑4 nel secondo set, e il tie‑break a zero, parlano di ritmo e nervi rimessi in ordine nell’arco di un’ora e tre quarti.
Sull’agenda di queste ore, il nome che conta è Marozsán. Il magiaro ha eliminato Brandon Nakashima e si è guadagnato il quarto contro Medvedev; partita secca, superficie rapida, margini stretti. Non faremo pronostici: basta guardare gli ultimi giorni per capire che la stagione, adesso, chiede esecuzione prima ancora che calcoli. Vi torna l’idea di un check‑point mentale? Ad Almaty lo è, perché qui Daniil può mettere insieme punti e fiducia senza distrazioni di calendario.
Shanghai, la settimana che ha cambiato l’aria
La scalata è cominciata in Cina. A Shanghai, Medvedev ha piegato Alex de Minaur 6‑4 6‑4 ed è salito in semifinale, firmando la 50ª vittoria in carriera contro un Top 10: un numero che dice sostanza, non solo estetica, e che lo rimette nel gruppo di chi sa come si vincono le partite sporche. I dettagli statistici – scambi oltre i nove colpi, gestione dei punti pesanti, 15/16 con la prima nel secondo set – raccontano un telaio competitivo tornato solido.
Il giorno dopo, la corsa si è fermata contro Arthur Rinderknech: 4‑6 6‑2 6‑4, una partita di equilibri sottili, con il francese impeccabile nel cancellare nove palle break nelle due frazioni decisive. È andata così, con Valentin Vacherot – cugino di Rinderknech – a chiudere quel film surreale prendendosi poi il titolo. Che cosa ci portiamo a casa? La consapevolezza che la benzina, nel motore di Medvedev, c’è; tocca usarla con misura adesso che ogni turno pesa doppio.
Classifica e orizzonte: numeri, non sensazioni
Questa settimana Medvedev è n. 14 del ranking ATP e n. 14 nella Race aggiornata, con la nota ufficiale della vittoria su Walton e l’accesso ai quarti di Almaty. Un gradino alla volta, con lo sguardo su Torino: la fessura c’è, e passa dalla capacità di trasformare le occasioni intermedie in punti sostanziosi. Musetti è il riferimento numerico: tenerlo a tiro significa arrivare alle porte delle Finals con una vera chance.
C’è un precedente che aiuta a misurare l’attimo: Daniil non solleva un trofeo dal 2023. Questo non toglie nulla alla sua identità di ex n. 1 e campione degli US Open 2021, ma rende più nitida la sfida: rimettere in bacheca un titolo o, in alternativa, mettere insieme una serie di piazzamenti che facciano la differenza. È una strada stretta, sì, però percorribile con la versione di sé vista tra Shanghai e Almaty.
Medvedev oggi: stile, scelte, dettagli che contano
Chi lo segue da anni lo sa: Medvedev vive di profondità e di tempi negati. Campo arretrato, letture rapide, restituzione piatta che toglie aria. In Cina lo abbiamo rivisto più propositivo nei big points, meno attendista. E un fattore esterno, in questi giorni, è tornato al centro: la qualità delle palle da gioco, tema che ha acceso più di un confronto nel circuito e che Daniil non ha mai evitato. Anche qui, il modo in cui si adatta – scegliendo dove spingere e dove assorbire – farà la differenza.
Un cenno sul contesto tecnico è utile anche a voi che lo leggete con l’occhio del tifoso: la linea di galleggiamento del suo tennis passa dalla prima di servizio e dalla risposta. Quando questi due mattoni stanno al loro posto, tutto il resto – rovescio piatto, traiettorie centrali, variazioni di ritmo – viene di conseguenza. La Cina ci ha restituito proprio questo profilo, con la coda ad Almaty che, fin qui, conferma la sensazione.
Cosa guardare adesso
Quartissimo di finale ad Almaty contro Fabian Marozsán: partita che non perdona cali di attenzione. Ci aspettiamo scambi laceranti sul cross di rovescio, ricerca insistita della prima palla corta ungherese e da parte di Daniil, quella trincea elastica che logora. Un passo alla volta, senza guardare oltre: i punti per Torino passano da qui, e ogni turno vale peso specifico.
Ultimo sguardo al calendario della settimana e ai contatori: Race Live aggiornata, status di n. 14 consolidato e un quadro chiaro – non semplice, ma chiaro. Noi ci aspettiamo una gestione spartana, pochi fronzoli e tanta pazienza: la versione che ha battuto De Minaur e ha saputo soffrire con Walton è quella giusta per tenere la porta aperta fino all’ultimo. Voi, intanto, tenete d’occhio l’orario del quarto: certe partite si sentono prima ancora di vederle.
Nota biografica essenziale: Daniil Medvedev (Mosca, 11 febbraio 1996), già n. 1 ATP, 20 titoli in singolare in carriera, campione US Open 2021. Oggi n. 14 del ranking; stagione in corso senza titoli, ma con una rimonta aperta nella parte finale dell’anno.