È finita senza storia nella notte italiana tra il 14 e il 15 ottobre: l’Argentina ha travolto Porto Rico 0–6 nell’amichevole giocata al Chase Stadium di Fort Lauderdale. Sei reti, ritmo alto, idee chiare: un test che racconta una Nazionale in pieno controllo, trascinata dal piede educato di Lionel Messi e dalla concretezza sotto porta di Alexis Mac Allister e Lautaro Martínez. Gara secca, punteggio largo, sensazioni pulite.

Lo scenario è quello del Sud della Florida, non di Chicago come previsto in origine: appuntamento spostato e riprogrammato, poi disputato in serata locale — di fatto nella notte per chi segue dall’Italia. Il campo ha parlato presto: vantaggio al quarto d’ora, raddoppio poco dopo, partita in discesa già prima dell’intervallo. In mezzo, un Messi operativo e lucido: due rifiniture che aprono il campo e una regia continua, con un paio di conclusioni respinte dal portiere Cutler.
Risultato e marcatori
Il tabellino è netto: 0–6. Hanno segnato Mac Allister (14’ e 36’), Montiel (23’), autorete di Steven Echevarría (64’) e Lautaro Martínez (79’ e 84’). C’è una trama precisa dietro i numeri: aggressione alta, catena di destra ispirata, rifinitura centrale, inserimenti a rimorchio. Il primo squillo nasce da una giocata corta in area che premia il tempismo di Mac Allister; il secondo è una bordata di Montiel in corsa. Poi la gestione: pochi rischi, tanto possesso, verticalità quando serve.
Nella ripresa arrivano l’autogol che spegne ogni velleità portoricana e la doppietta di Lautaro: prima attaccando l’area sul tocco di Nico González, poi trovando l’angolo con la solita freddezza. È l’istantanea di una squadra corta e feroce tra le linee, capace di moltiplicare le occasioni senza allungarsi. Un controllo maturo, senza fronzoli, che ha tenuto la gara su un binario unico per tutti i novanta minuti.
Dove si è giocato e quando
La partita si è disputata al Chase Stadium di Fort Lauderdale, impianto di casa dell’Inter Miami. Il match — originariamente ipotizzato a Chicago — è stato trasferito e riprogrammato in Florida e giocato la sera di martedì 14 ottobre (ora locale), quindi nella notte tra il 14 e il 15 per chi segue dall’Italia. Un cambio che non ha intaccato l’attenzione attorno all’evento né la qualità dell’uscita agonistica.
Il colpo d’occhio è quello di una tournée costruita per arrivare al 2026 con sincronismi oliati. Campo in ottime condizioni, clima umido ma gestibile, pubblico coinvolto: condizioni ideali per testare automatismi e minutaggi dell’ossatura campione del mondo. L’orario notturno italiano ha imposto la sveglia, ma lo spettacolo ha ripagato.
Messi, due lampi che aprono la strada
Messi non cerca il colpo di teatro: preferisce accendere gli altri. Al 23’ vede il taglio di Montiel e lo serve nei tempi giusti: controllo, volée, 0–2. Nel finale, all’84’, altro tocco intelligente che libera Lautaro davanti al portiere: rete e festa sotto il settore argentino. In mezzo, traverse sfiorate e almeno due parate pesanti di Cutler sul 10. Serata da regista offensivo, con il cronometro e gli spazi sempre sotto controllo.
L’assenza contro il Venezuela era stata ponderata; qui la risposta è arrivata con la solita lucidità. Niente forzature, nessun overplay: due assist veri e una quantità di micro-giocate che fanno scorrere la manovra. È un segnale per chi cercava conferme sulla sua gestione del ritmo in queste amichevoli d’autunno.
Le firme decisive: Mac Allister, Montiel, Lautaro
Alexis Mac Allister si prende la scena nel primo tempo: attacco all’area, tempi d’inserimento, freddezza a chiudere l’azione. La sua doppietta spiana la strada e certifica un equilibrio tattico prezioso tra costruzione e rifinitura. Gonzalo Montiel aggiunge un gol da terzino “interno”: ingresso aggressivo e calcio pieno. Sono segnali tecnici che contano, perché raccontano soluzioni diverse per arrivare al tiro.
Lautaro Martínez fa il resto: prima attaccando il primo palo su palla bassa di Nico González, poi chiudendo a centro area sull’assist di Messi. Movimenti puliti, fame intatta. Due reti che confermano la profondità del reparto avanzato e, soprattutto, la varietà delle combinazioni possibili negli ultimi trenta metri.
Cosa ci dice questo 0–6
Non è solo il punteggio. È il tono: linea alta senza sbandare, riaggressione pronta quando si perde palla, densità giusta tra i reparti. La differenza di livello era evidente, ma l’Argentina ha avuto il merito di trattare l’amichevole come un banco di lavoro: attenzione nei dettagli, fame dal primo all’ultimo minuto.
Per Porto Rico restano alcuni spunti: organizzazione iniziale, qualche ripartenza interessante e il coraggio di provarci dalla distanza (memorabile il tentativo di Antonetti da oltre metà campo nel primo tempo, disinnescato da Emiliano Martínez). Episodi che non cambiano la storia della serata, ma raccontano una squadra giovane che prova a crescere.