Un laboratorio su ruote torna a parlare ai più giovani: il Curiosity Cube di Merck approda in Italia con attività pratiche, sostenute dall’energia del sole, pensate per accendere interesse e consapevolezza verso le Stem. Un percorso concreto, affidato a scienziati in carne e ossa, per trasformare la curiosità in scelta di studio e, domani, di vita.

Le date italiane che contano
Il calendario è definito: il Curiosity Cube fa tappa a Segrate dal 14 al 16 ottobre in via Emilia 23, quindi si sposta a Ivrea dal 20 al 22 ottobre in Piazza Ottinetti. L’iniziativa è rivolta agli studenti dalla quarta primaria alla terza media e nasce per avvicinare ragazze e ragazzi alla scienza con strumenti alla loro portata, attraverso esperimenti che non restano sulla carta ma si toccano con mano, sotto la guida di professionisti del settore. È la concretezza, unita al linguaggio dell’esperienza, a fare la differenza nelle ore trascorse all’interno del container attrezzato.
Il progetto, presentato in Italia con il supporto della comunicazione istituzionale di Merck, valorizza la partecipazione attiva: i visitatori possono domandare, provare, sbagliare, ripetere. Così l’apprendimento diventa dialogo, e la scienza smette di apparire distante. Le agenzie di stampa hanno raccontato l’arrivo del laboratorio sottolineando la sua natura interattiva e l’attenzione al pubblico 9-13 anni, un passaggio decisivo per orientare le scelte formative future quando interesse e immaginazione sono più ricettivi.
Dentro il cubo: tre esperienze, un unico filo conduttore
Quest’anno il tema è l’intelligenza artificiale. All’interno del cubo i giovani visitatori attraversano tre stazioni pensate per parlare il loro linguaggio digitale: distinguere immagini autentiche da contenuti generati dall’AI, comprendere come cervello umano e sistemi artificiali apprendono e interpretano le informazioni, infine sperimentare la guida autonoma con piccoli robot educativi. È un percorso che combina gioco, scoperta e riflessione, costruito per lasciare una traccia duratura, non un’impressione di passaggio.
La scelta dell’AI non è casuale: riguarda un orizzonte tecnologico che i ragazzi già incontrano nella quotidianità, dallo smartphone a scuola. Portare questi concetti in uno spazio esperienziale aiuta a sciogliere paure e stereotipi, rendendo visibili logiche e limiti degli algoritmi. Nel cubo le nozioni diventano manopole, sensori, schermi e prove sul campo; e l’astratto si traduce in decisioni concrete, come riconoscere una manipolazione visiva o capire il funzionamento di un semplice sistema di visione artificiale.
Dalla “scintilla” al metodo: cos’è SPARK
Il Curiosity Cube è parte di SPARK, il programma globale di volontariato d’impresa con cui la Life Science di Merck porta competenze scientifiche nelle comunità. Nato nel 2016, SPARK nasce per “innescare” l’interesse verso le materie Stem con lezioni pratiche e il contatto diretto con professionisti. L’obiettivo è offrire occasioni autentiche d’incontro tra scuola e scienza, in cui i lavoratori dell’azienda diventano mentori e testimoni di percorsi possibili.
Nel perimetro di SPARK rientrano diverse iniziative, dai laboratori in classe ai tour itineranti, con una regola semplice: moltiplicare l’accesso all’esperienza scientifica. In Nord America e in Europa, il cubo amplifica la portata del programma permettendo ai team di mettere a disposizione tempo ed esperienza professionale. Le comunicazioni istituzionali dell’azienda sottolineano anche un impegno strutturato nel volontariato, con ore dedicate e attività coordinate a livello locale per massimizzare l’impatto sui territori.
Numeri alla prova dei fatti
Dalla sua nascita nel 2017, il Curiosity Cube ha coinvolto oltre 230mila studenti in 14 Paesi, estendendo un format che porta fuori dalle aule i concetti esplorati nei Curiosity Labs. I dati di programma indicano anche un livello di soddisfazione altissimo: il 98% degli studenti valuta l’esperienza come davvero utile, una misura che restituisce la forza del contatto diretto con esperimenti e tutor. Sono numeri che raccontano una crescita costante e un interesse che supera i confini geografici.
Guardando all’ultimo ciclo completo, nel 2024 il tour ha proposto 282 eventi in 208 comunità di 14 Paesi, coinvolgendo oltre 43mila studenti con lezioni dedicate anche alla sostenibilità. Un traguardo messo in evidenza da comunicazioni specialistiche e media locali, che hanno seguito il passaggio del cubo in Europa e Nord America. Sono tasselli che compongono un impatto verificabile e trasparente, utile a misurare la qualità di un progetto educativo itinerante.
Un investimento sociale che parla ai territori
La dimensione educativa del Curiosity Cube si intreccia con l’impegno più ampio di Merck nella responsabilità sociale. Nel 2024 l’azienda ha investito decine di milioni di euro in iniziative per le comunità, con centinaia di progetti che hanno visto un’ampia partecipazione dei dipendenti. È un contesto in cui la divulgazione scientifica non è un gesto episodico, ma una scelta strategica e misurabile, capace di generare ricadute culturali e opportunità sui territori coinvolti.
Il laboratorio itinerante, alimentato a energia solare, porta inoltre un messaggio di sostenibilità coerente con le più recenti edizioni del tour, che hanno integrato temi come le energie rinnovabili e l’uso responsabile dei materiali. L’idea è chiara: promuovere una cultura scientifica che tenga insieme curiosità, metodo e attenzione all’impatto ambientale, rendendo visibile come la tecnologia possa essere strumento di crescita personale e collettiva fin dall’età scolare.
Voci e responsabilità: l’impegno in Italia
Nelle parole di Angela Rinaldi, Managing Director di Merck Life Science Srl Italy, l’ambizione è offrire ai ragazzi tra i 9 e i 13 anni uno spazio in cui sperimentare, stupirsi e capire che la scienza sa essere coinvolgente. L’intervento, raccolto dalle agenzie italiane, mette al centro la responsabilità di un’azienda che desidera ispirare scelte di studio informate, ricordando come la curiosità possa accompagnare l’intero percorso formativo. È un invito ad abitare il dubbio, a porre domande giuste e a cercare risposte rigorose.
Rinaldi sottolinea anche l’orgoglio dei dipendenti coinvolti, veri volti del progetto in ogni tappa. La testimonianza diretta, unita alle storie professionali condivise, rende il cubo un luogo in cui le carriere Stem diventano concrete: non icone lontane, ma itinerari di vita possibili. Una prospettiva già evidenziata in altri interventi pubblici della manager, che ribadiscono l’attenzione al territorio lombardo e piemontese e la volontà di contribuire in modo tangibile allo sviluppo del capitale umano.
Perché l’AI come tema: una lente sul presente
Affrontare l’intelligenza artificiale in età scolare significa dotare le nuove generazioni di una bussola per orientarsi tra immagini, testi e decisioni automatizzate. Chi entra nel cubo non “assiste” a una lezione, ma mette le mani su concetti che stanno ridisegnando lavoro, studio e creatività. Il contesto internazionale parla chiaro: il 2025 è l’anno in cui l’AI passa dai racconti alle applicazioni, con ricadute in robotica, modelli del mondo reale e processi quotidiani. Capirla oggi significa essere cittadini più liberi domani.
Dentro questo quadro, il Curiosity Cube propone un’alfabetizzazione concreta: riconoscere un’immagine sintetica, capire come un sistema “vede”, valutare opportunità e limiti della guida autonoma in ambienti controllati. Sono esperienze che non “promettono meraviglie”, ma allenano alla differenza tra suggestione e prova, tra opinione e dato. E ricordano che la tecnologia è tanto più utile quanto più è compresa da chi la usa, soprattutto quando si sta costruendo il proprio futuro scolastico.
Domande rapide, risposte chiare
Chi può entrare nel Curiosity Cube e come si partecipa? Il percorso è pensato per studenti dalla quarta primaria alla terza media. Le tappe italiane di ottobre – Segrate e Ivrea – seguono un calendario definito e comunicato pubblicamente, con attività guidate da professionisti. La partecipazione avviene in genere tramite scuole e realtà locali coinvolte, così da garantire turni ordinati e tempi adeguati per ogni gruppo. Questa impostazione è stata descritta nelle note diffuse alle agenzie e ripresa dai media nazionali.
Perché il focus 2025 è sull’intelligenza artificiale? Perché è il terreno su cui i ragazzi già si muovono, spesso senza gli strumenti critici necessari. Portare l’AI dentro un laboratorio pratico consente di trasformare concetti astratti in gesti: riconoscere un’immagine generata, capire come “pensa” un algoritmo, simulare decisioni di guida automatica. Anche le analisi di settore segnalano che il 2025 è un anno di applicazioni concrete, dai modelli incorporati alla robotica, rendendo urgente un’alfabetizzazione esperienziale.
Che cos’è SPARK e che ruolo ha nel progetto? SPARK è il programma globale di volontariato della Life Science di Merck, avviato nel 2016 per portare scienza e competenze nelle comunità. Il Curiosity Cube ne è una delle espressioni più visibili: un laboratorio itinerante dove i dipendenti mettono a disposizione tempo ed esperienza per lezioni e attività. Comunicazioni ufficiali ricordano anche la cornice organizzativa del volontariato aziendale, con ore dedicate e iniziative pianificate per massimizzare l’impatto educativo.
Quali risultati misurabili sono stati ottenuti? Dal 2017 a oggi, il cubo ha raggiunto oltre 230mila studenti in 14 Paesi, con una soddisfazione che, secondo i dati ufficiali, tocca il 98% degli studenti. Nel 2024 sono state realizzate centinaia di tappe, coinvolgendo più di 43mila giovani tra Europa e Nord America. In Italia, le agenzie riportano un giudizio molto positivo anche da parte dei docenti, a conferma della qualità formativa dell’esperienza.
Il nostro sguardo: quando l’entusiasmo diventa rotta
C’è un momento, dentro il Curiosity Cube, in cui gli occhi cambiano: da spettatori a esploratori. È lì che la scienza smette di essere un elenco di formule e diventa un modo di stare al mondo, fatto di domande, verifiche, attenzione agli altri e all’ambiente. In quel passaggio, l’orientamento non è più uno slogan, ma una possibilità concreta, perché la scelta di una facoltà scientifica nasce spesso da un incontro felice, credibile, vissuto con tutte le emozioni del caso.
Raccontare questi passaggi è il nostro mestiere: dare spazio a ciò che accade davvero fra studenti e mentori, fra esperimenti e riflessioni. In giornate come queste, in via Emilia 23 a Segrate o in Piazza Ottinetti a Ivrea, vediamo come un’idea ben costruita riesca a diventare esperienza condivisa. La curiosità, coltivata con rigore e responsabilità, non è un lusso: è una competenza civile. E un cubo, a volte, basta per ricordarcelo con la forza delle cose semplici.