Tra passato e presente, Michelle Hunziker riapre il cassetto dei sentimenti: il legame con Eros Ramazzotti oggi è un porto sicuro, nato dalla consapevolezza di errori e fragilità. Nel raccontarsi, la conduttrice mette in fila rimpianti, cadute e rinascite, con uno sguardo che non arretra davanti alla complessità delle relazioni e della maternità.

Un legame che va oltre l’amore
Oggi, per Hunziker, Eros non è “l’ex” ma parte integrante della propria famiglia, una fratellanza costruita dopo tempeste che hanno lasciato segni e insegnato misura. In un colloquio con il Corriere della Sera, la conduttrice ha ripercorso quel passaggio delicatissimo: la fine di una storia all’apice della passione e il rimpianto per non aver saputo gestire un momento di grande difficoltà quando era molto giovane, affaticata da lutti e vulnerabilità personali, come la morte del padre. Il giornale milanese ha ricostruito parole e toni della presentatrice, restituendo la sua riflessione sul senso profondo del “noi” dopo l’innamoramento, una lezione maturata a distanza di anni. In parallelo, anche altre testate hanno messo a fuoco la stessa linea emotiva, sottolineando la scelta di considerarsi “fratelli” e “famiglia” dopo le ferite, in un equilibrio conquistato con il tempo.
Non c’è nostalgia, qui, ma una solidarietà adulta che riannoda ciò che si era spezzato. Hunziker ha spiegato che, potendo tornare indietro, oggi “lotterebbe” diversamente per proteggere quel progetto di vita, invece di cedere sotto il peso di un momento complicato. La sua è una presa di responsabilità che non cancella la sofferenza, la incornicia: non si trattava di mancanza d’affetto, bensì di immaturità e disorientamento. È un racconto che parla a molte storie comuni, dove i sentimenti non bastano se non sono accompagnati da strumenti emotivi per reggere le crisi. Il valore di questa confessione sta nella sincerità con cui la conduttrice ammette di aver imparato tardi a governare le onde.
Le lezioni di una stagione complicata
Quando Hunziker richiama quel periodo “orribile”, allude a una parentesi di condizionamento che lei stessa ha narrato anni fa, spiegando come certi meccanismi abbiano inciso sulle sue relazioni più preziose. Nel 2017, in un racconto pubblico ripreso dalla stampa locale e nazionale, descrisse la trama di manipolazioni che l’avevano isolata e indebolita, sottraendole lucidità nei passaggi cruciali della vita privata. BergamoNews ricostruì allora i nodi di quel vissuto, tra la giovinezza, la ricerca di risposte e la vulnerabilità che ne derivò, un contesto che oggi aiuta a capire perché certe scelte siano apparse sproporzionate rispetto all’amore vissuto. In quell’archivio di memoria c’è la chiave per leggere l’onestà con cui, oggi, la conduttrice rivendica il diritto di essere cambiata.
La stessa intervista al Corriere della Sera illumina un punto essenziale: da giovani si tende a sopravvalutare il tema della fedeltà come totem immutabile, mentre con la maturità contano di più il progetto comune, il rispetto quotidiano, la capacità di camminare nella stessa direzione. Questa riflessione, che vale ben oltre il perimetro di una coppia famosa, chiama in causa il modo in cui si costruisce una biografia sentimentale: non soltanto con i grandi gesti, ma con la manutenzione minuta del patto. È un cambio di prospettiva che trasforma i rimpianti in strumenti, perché aiutano a proteggere ciò che merita energia.
L’altra eredità: maternità, critiche e una famiglia che cresce
Dentro questo racconto si inserisce il capitolo più tenero e spigoloso insieme: la maternità. Hunziker riconosce di essere stata un’“madre ingombrante” per Aurora, costretta a crescere tra aspettative e sguardi severi, colpita anche da commenti crudeli sul fisico. Il tema è stato ripreso da diverse testate che hanno raccontato quanto abbia pesato, su una ragazza, avere due genitori famosi e dover tenere il passo di un’immagine pubblica non scelta. Fanpage, in un’ampia rassegna delle dichiarazioni, ha evidenziato proprio la resilienza con cui Aurora si è costruita uno spazio autonomo, senza rinnegare le radici ma regolando il volume del rumore esterno. Quel filo, oggi, si tende verso una nuova generazione: diventare nonna ha ricalibrato l’orizzonte emotivo della conduttrice.
Nel marzo 2023 la primogenita ha dato alla luce Cesare, e pochi giorni dopo il compagno Goffredo Cerza ha svelato il nome completo del bambino, Cesare Augusto, in una storia social che i quotidiani hanno rilanciato, segnando una pagina felice per tutta la famiglia. La notizia è stata annunciata il 30 marzo dalle cronache di ANSA e confermata da la Repubblica, mentre l’origine del nome è stata raccontata dalla redazione romana dello stesso giornale. In quelle ore di festa, tra foto e abbracci, la narrazione pubblica è parsa allinearsi a quella privata: una felicità semplice, fatta di culle, passeggiate e piccoli traguardi condivisi, come spesso ricordato anche da rubriche televisive dedicate allo spettacolo.
Identità, autostima e nuove strade personali
A 48 anni, Hunziker racconta di aver iniziato tardi a volersi davvero bene. Non è un’autocelebrazione, ma la constatazione di un cammino lento: psicoanalisi, percorsi di consapevolezza, scelte quotidiane per smettere di autosabotarsi. Il Corriere della Sera ha fissato in pagina questa presa di coscienza, con un dettaglio significativo: la svolta è arrivata attorno ai 40 anni, quando l’immagine esterna non bastava più a reggere il confronto con ciò che si portava dentro. Lì, la conduttrice ha mutuato un principio che oggi ripete con semplicità: la vita di coppia deve essere un valore aggiunto rispetto alla libertà che si è faticosamente conquistata, non un compromesso al ribasso.
In questo orizzonte più maturo si inserisce anche la relazione con l’imprenditore Nino Tronchetti Provera, documentata dai giornali nell’estate 2025 tra sorrisi, concerti e vacanze. Dalle cronache del Corriere alle gallery di TGCOM24, passando per gli approfondimenti dei settimanali citati, il racconto è lo stesso: una serenità vissuta alla luce del sole, con la naturalezza di chi non deve dimostrare nulla. Sullo sfondo, la bussola rimane l’idea di un progetto condiviso, più che il feticcio della perfezione: un modo di intendere la coppia che rende coerenti passato e presente, proteggendo ciò che conta davvero.
Tre domande in controluce
Cosa significa, oggi, definire Eros “famiglia” e “fratello” senza cancellare ciò che c’è stato? Significa mettere al centro il rispetto reciproco e il bene comune, in primo luogo quello di Aurora e del piccolo Cesare Augusto, e riconoscere che l’amore può evolvere in un patto di cura. È la scelta di trasformare la ferita in una relazione solida e pacificata, dove la memoria del passato non viene rinnegata ma custodita, così da consentire a tutti – genitori e figli – di camminare guardando nella stessa direzione, senza più confondere nostalgia e futuro.
Qual è la lezione più dura appresa da quel “momento orribile” citato nei racconti del passato? Che la vulnerabilità va riconosciuta e protetta. Quando ci si sente piccoli, si finisce per cedere controllo e giudizio, con effetti che travolgono affetti e decisioni. Ammetterlo non è debolezza, è responsabilità: significa dotarsi degli strumenti per non ripetere gli stessi errori, interrompere i circoli viziosi e pretendere da sé stessi la stessa cura che si offre agli altri, soprattutto quando il dolore tende a confondere priorità ed equilibri.
In che modo la maturità ha riposizionato il concetto di “fedeltà” nella vita di coppia? Con gli anni, la fedeltà smette di essere un dogma astratto e diventa la naturale conseguenza di un progetto comune, fatto di scelte quotidiane e responsabilità condivise. Non è una gara morale, ma la coerenza tra ciò che si promette e ciò che si fa. Se la relazione aggiunge valore alla persona che sei diventata, allora la lealtà reciproca non è un’imposizione: è l’effetto di una direzione concordata, praticata con pazienza e verità.
Il senso di questa storia, oggi
Ci sono confessioni che assomigliano a una cura collettiva. Il racconto di Hunziker appartiene a questa categoria: una donna che dice “oggi farei diversamente” non cerca alibi, fa spazio alla crescita. La cronaca – quella del Corriere della Sera e delle molte testate che ne hanno rilanciato i passaggi – ci ha consegnato una voce limpida, capace di tenere insieme rimpianti e gratitudine, cadute e ripartenze. È in questa tensione che si riconosce un percorso autentico: la verità non addolcisce, ma libera.
Da osservatori, raccontiamo queste pagine con rispetto e attenzione ai dettagli che contano: la scelta di chiamare “famiglia” ciò che resiste, la delicatezza con cui si difende la privacy dei figli, l’umiltà di affidare alle parole la misura giusta del passato. Le storie pubbliche, quando sono dette così, ricordano a ciascuno che la maturità non cancella gli errori: li rende utili. E questa, in fondo, è la notizia più bella che possiamo condividere, oggi.