Le sale della Biennale di Venezia hanno fatto da scenario a un appello che scuote: il patrimonio culturale mondiale corre il rischio di dissolversi sotto l’urto della crisi climatica. Francesco Rutelli, intervenendo come presidente del Soft Power Club, ha trasformato i dati degli scienziati in un grido di mobilitazione immediata.

Un allarme senza precedenti
Il confronto, sostenuto da Proger e verificato nei suoi contenuti dall’agenzia Adnkronos, ha messo in fila cifre e scenari che non lasciano scampo. Rutelli ha dato voce a una preoccupazione condivisa dagli studiosi presenti alla Mostra Internazionale di Architettura: senza un adattamento rapido al cambiamento climatico, i luoghi che custodiscono la nostra identità rischiano la scomparsa. A restare esposti non sarebbero soltanto archivi, monumenti o musei; l’emergenza minaccia anche paesaggi, tradizioni vive, e l’intero racconto collettivo che accompagna queste testimonianze materiali. Per chi segue da vicino le trasformazioni ambientali, il quadro tratteggiato nel padiglione veneziano rappresenta molto più di un avvertimento: è la constatazione di un pericolo ormai in atto.
Alla base di questa analisi vi sono studi condivisi dai maggiori centri di ricerca internazionali, ma la forza del messaggio nasce dal linguaggio diretto con cui l’ex Ministro della Cultura ha saputo tradurre lo sguardo tecnico in una chiamata civile. Secondo i relatori, la perdita del patrimonio non sarebbe un evento puntuale ma una lenta erosione che finirà per corrodere la memoria stessa delle comunità. Un processo, hanno sottolineato gli esperti, che procede in silenzio finché l’alluvione, l’incendio o l’innalzamento del mare non mostrano il conto in modo plateale. In quel momento è già tardi per intervenire, e la ferita diventa quasi sempre irreversibile.
La chiamata all’azione: scienza, tecnologia, politica
Di fronte a questo scenario, Rutelli ha insistito sulla necessità di un’alleanza immediata tra scienziati, tecnici e decisori pubblici. Per l’ex sindaco di Roma non si tratta solo di contenere le emissioni o di definire nuovi protocolli: occorre predisporre soluzioni ingegneristiche puntuali, calibrate sui territori e sulle caratteristiche di ogni singolo bene culturale. Il suo appello, che noi di Sbircia la Notizia Magazine restituiamo con l’urgenza percepita in sala, si è tradotto in un invito a mettere a sistema le competenze: dalla modellizzazione climatica alle tecnologie di monitoraggio, fino ai piani di gestione che le amministrazioni locali dovranno recepire senza esitazioni.
Sul tavolo è emerso un concetto chiave: l’adattamento non può più essere relegato a capitolo secondario delle politiche ambientali. Se le opere d’arte e i centri storici sono frutto di secoli di stratificazioni, gli interventi di protezione devono integrarsi con la stessa cura artigianale, ma sfruttare strumenti di ultima generazione. Un mix, hanno ribadito illustri climatologi presenti, che pretende di essere finanziato e regolato contestualmente. In caso contrario, le città d’arte scivoleranno in una spirale di degradi ripetuti, destinati a sottrarre non solo bellezza ma anche economia e coesione sociale.
L’eredità culturale a rischio reale
La posta in gioco riguarda quello che Rutelli definisce, senza mezzi termini, “il collante della nostra identità”. Basta scorrere le cronache recenti per comprendere la concretezza dei timori: bastioni medievali crollati dopo precipitazioni estreme, antiche vie commerciali sommerse dalle acque, cicli pittorici danneggiati dall’umidità saline. Ogni episodio infrange un tassello di storia, e il parallelo con la perdita di biodiversità diventa lampante. Perdere un manufatto, una basilica o un anfiteatro significa recidere un filo che ci collega a chi eravamo, e limitare ciò che potremo trasmettere.
Dietro l’urgenza si nasconde anche un risvolto economico rilevante. Turismo, artigianato, industria creativa: settori che fanno leva sul prestigio dei luoghi della cultura muovono risorse e occupazione. Il crollo di un sito Unesco o la chiusura di un museo per motivi di sicurezza climatica hanno effetti a cascata su interi territori. Ed è proprio in questa intersezione fra cultura e sviluppo che la conferenza ha individuato la leva per far breccia nell’opinione pubblica e nei legislatori: la tutela del bello coincide con la tutela del benessere diffuso, un tema che va oltre l’interesse degli addetti ai lavori e investe la qualità di vita delle comunità.
Soft Power Club e il contributo di Proger
Nato per promuovere una diplomazia culturale capace di incidere sui grandi temi globali, il Soft Power Club ha scelto la cornice veneziana per lanciare un segnale corale. L’evento “Strategia di adattamento per un cambiamento climatico che non aspetta: ingegneria per i territori e per i patrimoni culturali” ha riunito accademici, architetti, amministratori e rappresentanti del terzo settore. Il dialogo ha messo in luce proposte operative, non semplici dichiarazioni d’intenti, puntando su protocolli di intervento replicabili anche fuori dai confini nazionali. La nostra redazione ha potuto verificare, grazie alle valutazioni tecniche certificate da Adnkronos, la solidità dei dati presentati e la concretezza dei piani illustrati.
Il sostegno offerto da Proger ha fornito sia risorse sia competenze progettuali, dimostrando che la collaborazione pubblico-privato rimane fondamentale quando i tempi di risposta devono essere rapidi. Dalla prevenzione delle frane intorno ai siti archeologici fino ai sistemi di allerta precoce per collezioni museali, le soluzioni condivise puntano a una manutenzione predittiva che riduca i costi d’emergenza. Il concetto di resilienza, in questo contesto, si traduce in un ciclo virtuoso di conoscenza, tecnologia e governance, in cui ciascun attore viene chiamato a contribuire in modo misurabile.
Domande rapide
Qual è il messaggio principale emerso dall’incontro veneziano?
Serve un’azione immediata e coordinata tra scienza, tecnologia e politica per proteggere il patrimonio culturale dagli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici.
Chi ha verificato i dati e le informazioni discusse?
L’agenzia stampa Adnkronos ha collaborato con Sbircia la Notizia Magazine per la verifica puntuale delle fonti e delle cifre presentate.
Quale ruolo svolge Proger nel progetto?
Proger supporta l’iniziativa con risorse tecniche e finanziarie, contribuendo alla definizione di soluzioni ingegneristiche e strategie di adattamento sui territori.
Uno sguardo oltre l’emergenza
La lezione maturata tra le navate contemporanee della Biennale è chiarissima: non esiste un domani per il patrimonio culturale senza scelte coraggiose oggi. Come cronisti, avvertiamo che l’urgenza climatica non è soltanto un tema scientifico o politico, ma un banco di prova etico per ogni comunità. Mantenere intatta la memoria collettiva significa preservare la possibilità stessa di immaginare il futuro. E se la storia insegna che dalle crisi nascono occasioni di progresso, allora questo è il momento di unire la forza della conoscenza con la determinazione della volontà pubblica. Solo così potremo evitare che i luoghi che raccontano chi siamo vengano inghiottiti dall’indifferenza e dagli eventi estremi.