Il ritorno dell’autunno porta con sé piogge torrenziali che, da nord a sud, stanno mettendo a dura prova infrastrutture e popolazioni, con scenari di emergenza idraulica e idrogeologica in rapida evoluzione.

La perturbazione autunnale scuote il Paese
Da ore un sistema depressionario, in risalita dal Mediterraneo occidentale, scarica rovesci continui sull’intero settentrione, con particolare accanimento su Lombardia e Liguria. I pluviometri segnano cumulate eccezionali e il diffuso carico idrico satura terreni già fragili dopo un’estate avara di piogge. L’atmosfera d’autunno che avvolge strade, aree rurali e centri urbani si mescola a un costante brusio di sirene e allarmi telefonici, mentre la rete di protezione civile si mobilita per arginare le prime criticità emergenziali già in atto su numerosi fronti.
Le carte meteo avevano preannunciato un peggioramento deciso, ma la violenza con cui le celle temporalesche si sono accanite nella notte ha superato le aspettative degli stessi previsori. Frane, allagamenti, corsi d’acqua in piena e interruzioni di linee ferroviarie compongono un mosaico di disagi che cresce di ora in ora. La combinazione fra piogge concentrate in tempi brevissimi e bacini già vicini al colmo di piena trasforma ogni scroscio in un potenziale pericolo, costringendo sindaci e autorità a valutare provvedimenti di chiusura e evacuazione.
Lombardia: allerta idrogeologica e prime conseguenze
Alle 00.00 è scattato il bollettino di allerta arancione per rischio idrogeologico e gialla per quello idraulico su gran parte del territorio lombardo. Le precipitazioni hanno colpito duro le province di Como, Monza e Varese, dove si registrano più di settanta interventi dei Vigili del Fuoco appena nelle prime ore. Da Turate a Lavena Ponte Tresa, i centralini d’emergenza raccontano di strade trasformate in torrenti, sottopassi colmi d’acqua e automobilisti intrappolati in veicoli ormai inservibili, un quadro che restituisce tutta la fragilità del tessuto urbano e montano lombardo.
La frana registrata fra Como e Blevio, poco dopo le 7, ha interrotto la circolazione lungo un’arteria cruciale, coinvolgendo un’automobile ma senza causare feriti; un episodio analogo ha isolato il Villaggio Montelago, nel comune di Brusimpiano, e costretto alla chiusura della SS344. Il terreno saturo cede senza preavviso, trascinando a valle fango e detriti che ostacolano qualunque tentativo di ripristino immediato. Nel contempo, la SS340 Regina ad Argegno rimane impraticabile per la massa di detriti che ostruisce carreggiate e cunette.
Rete viaria bloccata fra smottamenti e torrenti in piena
Il sistema viario risente pesantemente delle piogge torrenziali: tratti nevralgici come la Chiasso–Milano risultano paralizzati fin dalle 7:05, orario in cui la tratta tra Como e Albate è stata messa fuori esercizio a causa di guasti sulle linee e caduta di materiali. Nel nord della regione, l’esondazione di un corso d’acqua ha costretto a interdizioni in via Ungheria, nel cuore di Lavena Ponte Tresa, mentre gli automobilisti vengono dirottati su arterie secondarie già provate dal traffico del pendolarismo mattutino quotidiano e imprevedibile.
Su tutto il quadrante comasco, gli operatori di Anas, Polizia Stradale e Polizia Locale lavorano fianco a fianco ai pompieri per liberare carreggiate invase da fango, tronchi e pietrame. La priorità resta garantire un varco ai mezzi di soccorso, ma la quantità di materiale depositato rende difficile ogni operazione. Intanto i centri limitrofi predisponono percorsi alternativi che, più che alleggerire, redistribuiscono la pressione del traffico, mentre l’orario scolastico costringe famiglie e studenti a inaspettati tour de force per raggiungere gli istituti.
Milano e il Seveso: ore di apprensione
A Milano, la pioggia ha iniziato a battere con insistenza dalle due di notte, intensificandosi alle prime luci dell’alba; alle 5 i pluviometri del bacino segnano oltre 80 millimetri fra Paderno Dugnano e Seveso. Il sistema delle vasche di laminazione entra in funzione alle otto, ma la capacità si rivela subito insufficiente. Marco Granelli, assessore comunale alla Sicurezza, annuncia via social che, verso le 10.15, il Seveso rompe gli argini in zona Niguarda, rigettando acqua e detriti sulle vie di Pratocentenaro.
Il Centro operativo comunale presidia costantemente sottopassi, parchi e quartieri più esposti, mentre squadre di volontari issano barriere mobili all’altezza di Ponte Lambro per proteggere cantine e negozi. L’amarezza dei cittadini, abituati a convivere con la furia del torrente ma mai rassegnati, traspare in ogni commento e fotografia condivisa in rete. Palazzo Marino diffonde linee guida precise: evitare le aree verdi, allontanarsi da impalcature, mettere in sicurezza vasi e oggetti sui balconi, prestare attenzione alle manifestazioni all’aperto, dove improvvisi colpi di vento possono aggravare la situazione.
Soccorsi senza sosta
Dalla mezzanotte decine di squadre del Comando dei Vigili del Fuoco di Milano sono dispiegate per svuotare scantinati, liberare tombini ostruiti e assistire anziani impossibilitati a lasciare le abitazioni. Si procede con motopompe e idrovore, ma la pioggia incessante frustra qualsiasi progresso, imponendo un continuo ricominciare. In coordinamento con Protezione civile e Polizia locale, gli operatori monitorano in particolare l’innalzamento del Lambro, al momento sotto soglia critica ma in costante rapida crescita, mentre radio e social diffondono aggiornamenti in tempo reale.
Anche la linea telefonica di emergenza si riempie di segnalazioni relative a infiltrazioni d’acqua nei locali tecnici di condomini e strutture sanitarie; la priorità viene data ai casi in cui ascensori, quadri elettrici o sale macchine risultano compromessi. Nel frattempo, Trenord avvisa l’utenza dei ritardi causati dalla sospensione della tratta Chiasso–Milano, predisponendo bus sostitutivi che, però, avanzano con estrema lentezza lungo itinerari alternativi anch’essi appesantiti dai fenomeni alluvionali e da una viabilità secondaria progressivamente congestionata dalle deviazioni imposte dalla Polizia.
Liguria, la Val Bormida invasa dall’acqua
Se in Lombardia l’emergenza è intensa, in Liguria la situazione assume contorni drammatici: alle prime luci del giorno il Bormida è tracimato a Cairo Montenotte, inondando strade e abitazioni vicine. Le stazioni pluviometriche di Dego registrano 413 millimetri in otto ore, un valore che rompe ogni statistica recente. L’acqua scorre veloce, ricoprendo i campi e insinuandosi nei centri storici in un silenzio rotto soltanto dallo scroscio persistente della pioggia e dai lampeggianti dei mezzi di soccorso, impegnati nell’evacuazione delle famiglie più esposte.
Secondo i tecnici di Arpal, il fronte temporalesco non accenna a spostarsi rapidamente e l’allerta resta arancione fino alle 13 nel ponente e alle 15 sul resto della regione, con possibile declassamento a gialla solo nel pomeriggio. I meteorologi temono nuovi rovesci superiori ai 50 millimetri in un’ora, un carico che il terreno, già imbibito, faticherebbe a sopportare. Nel frattempo, in Valle Stura, a Rossiglione, i pluviometri segnano 270 millimetri in otto ore, confermando un quadro estremamente critico anche per la viabilità locale.
Comuni isolati e collegamenti ferroviari in tilt
Le strade che collegano Piana Crixia, Carcare e Mallare presentano numerosi tratti franati; in diversi casi il manto si è letteralmente staccato dal piano stradale, obbligando i sindaci a chiusure immediate. Molte famiglie rimangono isolate e i generatori di corrente, dove disponibili, diventano l’unico contatto con l’esterno. Sul fronte ferroviario, i convogli diretti sulle linee Savona–Torino e Savona–Alessandria sono stati bloccati a San Giuseppe di Cairo, mentre tra Loano e Albenga l’infrastruttura è al collasso per l’accumulo di detriti fangosi.
Anche la tratta transfrontaliera Breil–Ventimiglia è stata interrotta, mentre sulla Ventimiglia–Genova i treni procedono a passo d’uomo tra Pietra Ligure e Finale Ligure; rallentamenti si accumulano inoltre fra Arquata Scrivia e Novi Ligure sulla Genova–Torino. Le squadre di Rete Ferroviaria Italiana lavorano senza tregua, ma l’acqua continua a insinuarsi nei fossati laterali dei binari, trascinando pietre e tronchi che rendono vano ogni tentativo di ripristino definitivo. La riapertura completa resta un’incognita legata all’evoluzione del fronte perturbato nelle prossime ore cruciali.