Un’enorme colonna di fumo si è levata nel cielo di Pianezza nelle prime ore di giovedì 4 settembre, diffondendo apprensione fino al cuore di Torino; l’incendio nato in uno stabilimento che tratta materiali plastici ha richiesto un massiccio intervento dei vigili del fuoco.

Un epicentro di fiamme nel polo industriale
Nel distretto produttivo alle porte di Torino, il complesso andato in fiamme custodiva macchinari e scorte di materiale plastico, elementi che hanno favorito la rapida propagazione del rogo. Quando l’allarme è scattato, testimoni raccontano di un crepitio improvviso e di una fiammata che ha bucato il tetto in pochi minuti, costringendo il personale presente ad abbandonare l’area a tempo di record. L’intensità delle fiamme ha finito con l’indebolire le travi portanti, provocando il crollo parziale di una porzione della struttura, fortunatamente senza coinvolgere persone.
La nube, densa e scura, è salita in verticale per poi distendersi spinta da un lieve vento di tramontana, rendendosi visibile non solo dai quartieri occidentali di Torino ma anche dall’autostrada che collega il capoluogo ai comuni valsusini. Gli automobilisti hanno rallentato, scattato fotografie e postato commenti preoccupati sui social mentre sirene ininterrotte annunciavano l’arrivo dei soccorsi. In quegli stessi istanti, l’ufficio comunale di Pianezza riceveva decine di telefonate di cittadini allarmati, desiderosi di conoscere la reale portata dell’emergenza e i comportamenti più adeguati da tenere.
Squadre specializzate e tecnologia in campo
Dieci squadre dei vigili del fuoco, coadiuvate da operatori Nbcr, hanno affollato il perimetro dell’impianto. L’unità specializzata in minacce nucleari, biologiche, chimiche e radiologiche ha valutato la possibile dispersione di sostanze nocive generate dalla combustione delle plastiche, predisponendo zone di sicurezza e percorsi di decontaminazione. Contemporaneamente, droni dotati di termocamere hanno sorvolato i capannoni, restituendo immagini in tempo reale che hanno permesso ai responsabili di calibrare l’orientamento delle lance antincendio e di individuare i focolai più aggressivi rimasti nascosti sotto lamiere ancora incandescenti.
Il coordinamento tra terra e cielo ha ridotto i rischi per gli operatori, impegnati per ore in condizioni di visibilità quasi nulla a causa del fumo oleoso. L’uso di schiumogeni specifici ha contenuto la temperatura entro limiti accettabili, evitando esplosioni di serbatoi interni al sito. Solo quando i sensori installati sui droni hanno registrato un calo costante della temperatura, i capisquadra hanno consentito l’ingresso delle unità di bonifica per la completa estinzione delle braci. Il lavoro è proseguito ben oltre il tramonto, con l’obiettivo di scongiurare ogni possibile riattivazione.
Impatti sulla popolazione e misure preventive
La notizia della possibile nube tossica ha portato l’amministrazione di Pianezza a diffondere un avviso immediato sui propri canali istituzionali. Il messaggio, rilanciato a catena, invitava i residenti a serrare porte e finestre, disattivare i sistemi di ventilazione e limitare le uscite allo stretto indispensabile. Sebbene non fossero segnalate criticità sanitarie nell’immediatezza, la precauzione è apparsa indispensabile alla luce dei materiali bruciati e dell’incertezza iniziale sulla loro esatta composizione. Molti cittadini hanno scelto di restare in casa, monitorando la colonna di fumo da balconi e terrazzi.
L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, chiamata sul posto per le rilevazioni, ha avviato i campionamenti dell’aria e dei residui ricaduti al suolo. I risultati preliminari, attesi nelle prossime ore, forniranno indicazioni utili sui livelli di inquinanti sprigionati e sulle eventuali azioni di tutela da intraprendere. Nel frattempo, la Protezione Civile locale ha predisposto squadre di volontari pronte a distribuire mascherine FFP2 alle fasce più fragili, un gesto che ha rassicurato anziani e famiglie con bambini piccoli. La collaborazione fra enti ha mostrato l’importanza di una catena di comando chiara e condivisa.
La voce delle istituzioni e le indagini future
In serata il sindaco Antonio Castello ha parlato ai concittadini con un breve aggiornamento video, ringraziando il personale impegnato e ribadendo il dovere di attendere i dati ufficiali di Arpa prima di trarre conclusioni. “I vigili del fuoco sono ancora al lavoro – ha spiegato – e fino a completa messa in sicurezza non potremo riaprire l’area interessata”. Le sue parole, pacate ma ferme, hanno contribuito a stemperare l’ansia diffusa, invitando tutti a seguire soltanto le comunicazioni istituzionali per non alimentare voci infondate.
Con lo spegnimento definitivo scatterà la fase di accertamento sulle cause: la squadra investigativa dei vigili del fuoco esaminerà l’impianto elettrico, i sistemi di estrazione e le procedure di stoccaggio del materiale plastico per capire dove sia nato il primo innesco. Solo alla luce di quei rilievi si potrà definire l’entità dei danni economici e predisporre eventuali interventi di ripristino. Il cammino verso il ritorno alla normalità richiederà giorni, forse settimane, ma la rapidità e la competenza dimostrate oggi rappresentano un segnale di solidità per l’intera comunità.