Un rogo esteso, difficile, alimentato dal vento e dalle temperature alte, ha ripreso vigore sul versante del Monte Somma nel Parco nazionale del Vesuvio. Da questa mattina i velivoli sono tornati a lanciare acqua senza sosta, mentre a terra oltre cento persone – Vigili del fuoco, volontari, tecnici Sma Campania e personale della Città Metropolitana – presidiano piste e punti sensibili. In Prefettura è attivo un tavolo permanente; la Regione Campania ha chiesto e ottenuto il supporto dell’Esercito per viabilità e rifornimenti idrici con autobotti. In volo operano dieci mezzi aerei (sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri regionali).

Il fronte è stimato in circa due chilometri e, secondo più fonti, le fiamme hanno già percorso circa 200 ettari di vegetazione. L’area più critica è la Riserva Tirone Alto Vesuvio, dove si concentra gran parte degli sganci. Le fiamme hanno risalito il crinale fino a quota 1.050 metri, con una colonna di fumo visibile da Napoli e dall’hinterland. In questo momento l’attenzione è massima su Terzigno e Boscotrecase, con ricadute di cenere diffuse ma senza ordini di sgombero.
Dove sta bruciando e cosa è minacciato
L’incendio corre sul versante del Monte Somma, tra i comuni di Terzigno e Ottaviano, e lambisce tratti di Boscotrecase e San Giuseppe Vesuviano. La linea del fuoco è mobile, spinta dai refoli: al momento si sviluppa dalla pineta di Terzigno verso la Riserva Tirone Alto Vesuvio, area di pregio e habitat delicato. È qui che i piloti concentrano i passaggi, mentre le squadre a terra aprono e mettono in sicurezza varchi per evitare ritorni di fiamma.
Il dato di quota 1.050 racconta bene la pendenza del teatro operativo: l’incendio, partito più in basso, ha aggredito tratti di vegetazione resinosa e ha “saltato” rapidamente di chioma in chioma, soprattutto nelle ore più calde. Dall’alto la colonna di fumo resta netta; dal basso, tra le case, si percepiscono odore di bruciato e piccoli depositi di cenere. Le immagini e i racconti che arrivano dai paesi vesuviani, lo sappiamo, pesano. Ma la linea di spegnimento è attiva e resta stabile su più fronti.
Chi sta lavorando e con quali mezzi
Nel cielo del Vesuvio sono dieci i velivoli in azione: sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri regionali. In parallelo il dispositivo a terra – oltre cento operatori tra Vvf, volontari di protezione civile, Sma Campania, personale della Città Metropolitana e della Comunità montana – alimenta i punti d’acqua, presidia le piste e guida gli sganci mirati. È un lavoro coordinato minuto per minuto tra la Sala operativa regionale e il Centro coordinamento soccorsi in Prefettura.
Su richiesta della Regione, l’Esercito supporta le polizie locali per presidio strade e vigilanza delle vasche di accumulo da cui si riforniscono i mezzi aerei; è stato potenziato il sistema di approvvigionamento con ulteriori autobotti e nuove vasche temporanee. Non solo una cornice d’ordine pubblico, quindi, ma un ruolo operativo nei rifornimenti che velocizza i rotteggi dei Canadair.
L’impatto sui residenti e sui turisti
Dalle amministrazioni locali arriva un punto fermo: non sono stati disposti sgomberi. Il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, riferisce che le fiamme, nelle ore più critiche, sono rimaste a qualche chilometro dalle case, grazie al lavoro delle squadre a terra che hanno contenuto gli avvicinamenti verso valle. La Prefettura conferma un monitoraggio continuo con i COC dei comuni coinvolti.
Sul fronte turistico, l’Ente Parco ha sospeso tutte le visite al Gran Cono e alla rete sentieristica, da qualunque versante, fino a nuova comunicazione. Per chi vive e si muove nell’area, l’invito è a evitare escursioni e affollamenti lungo i sentieri, rispettare i perimetri di sicurezza e seguire solo i canali istituzionali per gli aggiornamenti. Il Centro Funzionale della Regione ha emesso un avviso per ondate di calore, fattore che rende più complessa la lotta alle fiamme.
Cause: cosa sappiamo e cosa no
Le cause sono in accertamento. Le autorità e i sindaci non escludono l’ipotesi dolosa: è una pista di lavoro, sostenuta dai primi riscontri sul campo e da quanto accaduto in passato nell’area vesuviana. Le indagini proseguono e spetterà agli inquirenti ricostruire inneschi, dinamiche e responsabilità. Qui non si fanno processi d’intenzione: servono prove, e servono bene.
Nel frattempo, la priorità è spegnere e mettere in sicurezza. L’esperienza drammatica di altri maxi roghi in zona insegna che prevenzione e presidio non si improvvisano: pulizia del sottobosco, manutenzione delle fasce tagliafuoco, controllo degli accessi. Temi che, lo vediamo oggi, diventano concreti quando il termometro sale e il vento gira.
Cosa potete fare adesso
Se vivete o lavorate nell’area vesuviana, riducete gli spostamenti non necessari verso i versanti interessati, non avvicinatevi ai perimetri di intervento, non intralciate i rifornimenti. Per chi fa attività all’aperto nelle zone limitrofe, meglio tenere d’occhio la qualità dell’aria e rimandare escursioni o allenamenti. Per informazioni verificate, seguite gli aggiornamenti di Protezione Civile Campania, Prefettura di Napoli ed Ente Parco.
Infine, un promemoria semplice e necessario: segnalate tempestivamente focolai o riprese solo tramite i canali di emergenza e attenetevi alle indicazioni dei Comuni. Ogni gesto di prudenza, oggi, ha un peso reale sul lavoro di chi è in prima linea.